Il consumatore apre all’AI nel fashion, ma solo se si tutela la privacy

L’Intelligenza Artificiale è una tecnologia di cui si è parlato moltissimo su tutti i media negli ultimi anni e quasi la totalità degli italiani ne ha sentito parlare (96%), soprattutto a proposito di domotica, istruzione e giochi. Questo è quanto emerge dal seminario del 2 luglio “Scenari e previsioni 2024-25. Consumi Fashion, bijoux e A.I.” condotto da Sita Ricerca, società di consulenza e ricerche di mercato sul consumatore specializzata nei settori lifestyle e retail, appartenente al Gruppo Pambianco.

“Una innovazione che porta con sé delle forti preoccupazioni”, spiega Daniele Spelta, ricercatore di Sita Ricerca, in particolare legate all’incapacità di distinguere le ‘opere’ umane da quelle create dalla AI (32%), alla perdita di posti di lavoro (31%) e al proliferare di fake news/video (29%).

La conoscenza delle applicazioni AI allo shopping e al fashion è ancora bassa. Solo il 25% degli italiani ne è a conoscenza ed è legata soprattutto ai servizi di assistenza (assistenti virtuali, chatbot). Il tema del servizio in generale infatti è molto importante per circa il 70% degli intervistati.

Negli acquisti fashion c’è ancora una parziale resistenza alla condivisione delle proprie informazioni personali con le aziende, aspetto fondamentale perché l’AI possa funzionare, che diminuisce sicuramente tra chi acquista online abitualmente.

Vi è una grande disponibilità a condividere informazioni relative ai propri gusti in termini di prodotti, capi, stile e look (70%), solo il 50% è disposta a condividere l’indirizzo mail o il contenuto del proprio guardaroba, vi è un maggiore timore invece a condividere le immagini personali sia statiche che in movimento.

La rassicurazione sulla tutela dell’uso dei dati personali e della privacy sarà cruciale per le aziende nei prossimi anni: solo il 39% oggi si fida delle aziende in merito a questi temi. Ma la sfida è aperta.

Lo specchio virtuale che permette di provare i capi senza indossarli e lo scanner 3D che identifica la taglia ottimale sono le applicazioni nel fashion in cui l’AI riscuote il maggiore interesse presso il consumatore perché risolvono il gravoso problema del fitting e della prova, che per molti target è una fase problematica nel journey. Meno attrattivi invece gli assistenti automatici che monitorano il guardaroba e a cui sottoporre domande su stili/prodotti/prezzi (chatbot) per come funzionano oggi.

Per ulteriori informazioni contattare:

daniele.spelta@sitaricerca.com

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