“Ho costruito una specie di struttura, di progetto, di protocollo che dovrebbe essere seguito da chi verrà dopo di me in questa avventura. Due o tre anni come responsabile dell’azienda me li posso ancora concedere; di più no, sarebbe negativo”, con queste parole, tratte da una lunga intervista al Corriere della Sera in edicola ieri, Giorgio Armani conferma che resterà al timone della sua azienda ancora per alcuni anni.
Lo stilista piacentino si racconta passando dalla sfera personale, fatta di aneddoti e ricordi, a quella professionale. Nel futuro si vede “in una delle mie case, accudito da persone fidate. Sul lavoro, mi auguro di non dover più essere io a dire sì o no. Per questo credo che ci siano richieste un po’ più insistite dall’esterno”. Richieste di partecipazione che l’imprenditore ha rifiutato, “per il momento non vedo aperture”.
Armani racconta che Bernard Arnault, patron del colosso francese Lvmh, fu il primo a proporgli di collaborare. Alla domanda sul perché non abbia mai venduto risponde “Perché non ho mai avuto tempo di mettermi a un tavolo e pensarci bene. La verità è che ritenevo di dover ancora fare molto da solo. E poi… un po’ di orgoglio personale”.
A ottobre di un anno fa invece emerso che, a seguito di un’assemblea straordinaria della società svoltasi nel settembre del 2023, lo stilista-imprenditore avrebbe cambiato lo statuto della sua holding da 2,35 miliardi di ricavi e annunciato, per quando si aprirà la successione, l’introduzione di “due categorie di azioni prive del diritto di voto”. La modifica andrebbe letta nell’ottica di una struttura del capitale più flessibile con l’eventuale apertura a soggetti di puro investimento e quindi ipotizzava la possibile apertura del capitale a nuovi investitori.
Armani riflette anche sulla contrazione dei consumi cinesi che stanno influenzando il segmento del lusso: “Hanno puntato tutto sulla Cina, e ora si ritrovano con -30, -40 per cento. Speriamo passi. Noi però non abbiamo mai fatto il passo più lungo della gamba. A differenza di qualche gruppo francese non abbiamo costruito grattacieli; abbiamo fatto un palazzetto a New York, a Madison, di cui avevo capito che sarebbe diventato la nuova Quinta Strada. Altri hanno collezioni di arte, fanno cultura, filosofia. Io disegno vestiti. E ho sempre mirato al cuore delle persone”.
Ed è proprio nella Grande Mela che lo stilista svelerà la collezione donna primavera/estate 2025. In concomitanza con l’inaugurazione del nuovo building al numero 760 di Madison Avenue, prevista il 17 ottobre. Il building, il cui progetto di ristrutturazione è stato presentato nel 2019, è stato interamente ripensato per includere unità residenziali, l’Armani/Ristorante e le nuove boutique Giorgio Armani e Armani/Casa. A fare da cornice alla grande inaugurazione ci sarà la sfilata-evento, seguita da un after party.
Non mancano i pareri su alcuni colleghi, secondo Armani il collega Gianni Versace, spesso indicato come suo ‘rivale’, ha realizzato “cose degne nella moda della donna: non tutto, ma ha fatto qualcosa di estremamente buono”. Con Valentino li lega “un rapporto piacevole, perché è una persona molto carina, pure con me lo è stato” mentre ritiene Domenico Dolce e Stefano Gabbana “due furbacchioni. Però li ammiro. Nel bene e nel male, se ne parla. Hanno una clientela diversa, però guardo le loro cose e mi chiedo: ma quale donna le metterebbe? Vedo che ora stanno cambiando”.
Secondo il designer Miuccia Prada “vive nel mondo di Miuccia Prada più che nel mondo vero. Non pensa che quel vestito deve essere portato. Quel vestito le piace, lei se lo metterebbe, esce salutando, ma non ha la percezione di quello che succede dopo”, Alessandro Michele “sta cercando una strada che sia la sua”.
“Chanel non era arrogante, era una persona elegante che aveva riscoperto l’eleganza della donna. Saint Laurent trovò la formula giusta per essere un po’ più sexy di Chanel, un po’ più attuale. Come loro, anch’io ho cercato di liberare donne e uomini da tante costrizioni. Armani ammette di aver guardato a Chanel perché “si copia il meglio” e di essere stato copiato “troppo, per anni, da Calvin Klein, e non solo. Pure quelli di adesso non scherzano. Tanto che mi sento quasi in obbligo di reinventarmi un po’”.