Continua il trend positivo delle esportazioni del settore orafo-argentiero-gioielliero a fronte di un import in frenata. È ciò che è emerge sulla base delle elaborazioni effettuate dal Centro Studi di Confindustria Frederorafi su dati Istat nel periodo compreso tra gennaio e giugno 2024.
La crescita dell’export risulta ancora elevata, sostenuta non solo dai rialzi delle quotazioni dei metalli preziosi, ma soprattutto dalla performance della Turchia: nel periodo preso in esame l’export ha fatto registrare un aumento del +42,1%, per un totale di 7.892 milioni di euro.
Nei primi sei mesi del 2024 il saldo commerciale di comparto risulta dunque pari a 6,7 miliardi di euro, in aumento del +65,2 per cento. A livello trimestrale si evidenzia tuttavia un rallentamento della crescita delle esportazioni, che dal +46,9% del gennaio-marzo 2024 sono passati al +38 per cento. Come si legge nella nota condivisa da Federorafi, tali tendenze, con buona probabilità, si protrarranno anche nella seconda parte dell’anno. Considerando le quantità, pur con riferimento alla sola gioielleria da indosso nel suo complesso, i volumi esportati sono altresì cresciuti, anche se su ritmi più contenuti rispetto alla dinamica sperimentata dai valori monetari, registrando un +9,0% nei sei mesi.
Oltre che per linea di prodotto, l’evoluzione delle esportazioni settoriali è da considerarsi anche per Paese di destinazione: al di là della crescita media, del resto, non mancano mercati importanti che hanno presentato, viceversa, una flessione delle vendite estere. Da gennaio a giugno 2024, l’Ue ha registrato una crescita media meno vivace di quella settoriale e non è andata oltre al +10,5%, assorbendo il 20,1% dell’export italiano. Allo stesso tempo, l’area extra-Ue, con un’incidenza pari al 79,9% del totale, ha presentato una variazione media del +53,1%, di oltre 10 punti percentuali sopra la media.
“Le rilevazioni confermano le preoccupazioni che avevamo già evidenziato all’inizio dell’anno che solo l’’anomalia turca’ ha mascherato in questi mesi”, commenta in una nota Claudia Piaserico, presidente di Confindustria Federorafi. “Infatti sulla performance dell’area extra-Ue ha inciso in maniera decisiva l’andamento registrato dalla Turchia, salita al primo posto dal quinto occupato nel ranking dell’anno 2023. Nell’arco dei sei mesi ha raggiunto una variazione pari al +618,6% arrivando a coprire il 34,6% delle esportazioni settoriali”.
L’evoluzione presentata dall’atteggiamento turco è riconducibile principalmente alla ricerca di nuove rotte a causa dei conflitti russo-ucraino e israelo-palestinese, ma anche all’aumento dei dazi e della tassazione locale sull’oro, elemento che ha incentivato l’importazione da parte degli operatori turchi di semilavorati o prodotti finiti, come confermano le analisi del World Gold Council. “La domanda interna turca di gioielleria – continua Piaserico – ha in primis finalità di investimento, conseguente a diverse cause endogene, tra cui l’alta inflazione, le tensioni politiche interne, la volatilità geopolitica globale, i tassi di interesse reali negativi e la mancanza di investimenti alternativi praticabili”.
Come riporta il report, nel mese di giugno le esportazioni dall’Italia alla Turchia hanno accusato una significativa flessione di natura congiunturale (-82,2% rispetto a maggio). “Sembrerebbe quindi profilarsi il riassorbimento progressivo del fenomeno che ha caratterizzato l’interscambio con la Turchia”, afferma la presidente. A tal riguardo, il Centro Studi di Confindustria Federorafi ha inscenato alcune simulazioni: “Se per ipotesi – continua – l’export del primo semestre verso la Turchia fosse rimasto stabile sui livelli di gennaio-giugno 2023, l’export settoriale totale risulterebbe inferiore di oltre 2,3 miliardi di euro rispetto a quello registrato dai dati Istat, corrispondente a una frenata del -0,3 per cento. Quindi ci aspettiamo un autunno molto complicato in virtù del fatto che anche gli Usa, nostro principale mercato di riferimento e ‘termometro’ affidabile delle performance settoriali, hanno presentato un’inversione di tendenza e sono calati del -1,6% rispetto al medesimo periodo del 2023”.
Scorrendo la classifica dei principali mercati di sbocco, al terzo posto – dopo gli Stati Uniti -, ci sono gli Emirati Arabi Uniti, che hanno mostrato una variazione del +12,2 per cento. In calo la Svizzera, la Francia, la Germania e Hong Kong. Tra i Paesi con segno positivo ci sono invece il Regno Unito, la Spagna, il Giappone e la Cina.
Infine, con riferimento ai maggiori distretti del settore, nel primo semestre del 2024 si è registrata una crescita delle vendite estere del +38,9 per cento. Arezzo, confermandosi al primo posto, ha assistito a un’accelerazione della crescita, mettendo a segno una variazione del +135,8% rispetto ai primi sei mesi del 2023 e raggiunge quota 3.858 milioni di euro, assicurando il 47,6% del totale esportato settoriale dall’Italia. Come si vedrà poco oltre, sulla performance della provincia toscana incide significativamente il flusso destinato alla Turchia. In seconda posizione, la provincia di Vicenza mostra un aumento del +17,1% nel gennaio-giugno 2024, con un’incidenza del 15,5% sul nazionale. Rispetto al primo trimestre, Milano passa in terza posizione superando, pur di poco, Alessandria: l’export dalla provincia di Milano ha evidenziato un aumento del +2,0 per cento. Alessandria, in quarta posizione, cresce ma non va oltre al +1,1 per cento.
Relativamente alle esportazioni del distretto produttivo a cavallo delle province Napoli-Caserta, nel gennaio-giugno 2024 non mancano, come rilevato per altri distretti, andamenti contrapposti che hanno caratterizzato i principali mercati di sbocco. Gli Usa primeggiano ed evidenziano, al contrario della media nazionale, una variazione del +4,7%, gli Emirati Arabi risultano il mercato best performer, con un aumento pari al +75,8 per cento. Resta in crescita l’export diretto in Giappone, che chiude i sei mesi a +25,1 per cento. Arretra ancora Hong Kong.