Le esportazioni di orologi svizzeri segnano un calo tutto sommato contenuto nei primi sei mesi dell’anno, anche se la flessione, sostanzialmente attribuibile alla zavorra della Cina, lascia comunque preoccupato il settore. Secondo i dati diffusi da Fédération de l’industrie horlogère suisse (FH), le esportazioni di segnatempo rossocrociati hanno registrato un calo del 3,3% nei primi sei mesi dell’anno rispetto al periodo gennaio-giugno del 2023, registrando un valore di 12,9 miliardi di franchi (pari 13,3 miliardi di euro).
“Mentre era prevista una contrazione della domanda complessiva, la situazione particolare del mercato cinese suggerisce una notevole incertezza per le prospettive a medio termine del settore”, si legge nella nota che spiega, inoltre, come l’orologeria svizzera abbia seguito “il resto del settore dei beni di lusso operando a due velocità diverse nella prima metà del 2024. Da un lato, la Cina, che sta affrontando una crisi nel settore immobiliare, un alto tasso di disoccupazione giovanile, un’economia fiacca e un deterioramento del clima di fiducia, ha visto un netto calo (-21,6%), trascinando sulla sua scia Hong Kong (-19,9%). Dall’altro lato, il resto del mondo ha prodotto un risultato leggermente positivo (+1,0%), confermando l’elevato consolidamento inizialmente previsto per il settore quest’anno”.
Al di là della Cina e Hong Kong, il resto dei mercati asiatici hanno registrato un andamento positivo (Giappone +7,7%, Corea del Sud +12% e Taiwan +7,3%). In Europa il calo si è limitato a -1,1% mentre l‘America, guidata dagli Stati Uniti, ha raggiunto una crescita del 3,8 per cento. In particolare, gli Stati Uniti (+3,6%) hanno rafforzato la loro posizione di mercato leader per le esportazioni di orologi svizzeri, registrando una crescita significativa, nonostante una base di confronto già elevata.
La nota della federazione elvetica suggerisce un sentiment piuttosto cauto per la seconda metà dell’anno dichiarando che si aspetta “altri sei mesi difficili e preoccupazioni significative per il 2025”. “La situazione polarizzata delle esportazioni di orologi svizzeri sembra destinata a continuare fino alla fine dell’anno. Le differenze tra attori del settore, mercati e segmenti di prezzo rimarranno considerevoli e il risultato finale dovrebbe essere un calo significativo rispetto al 2023”, conclude.
Il 2023, d’altro canto, ha rappresentato un anno significativamente importante in termini di crescita per il settore dei segnatempo, seguito dal 2022 e 2021. Nell’ultimo esercizio fiscale, le vendite all’estero di lancette elvetiche hanno evidenziato un aumento del 7,6% superando per la prima volta i 26 miliardi di franchi svizzeri con i principali mercati che hanno riportato il segno positivo. Tuttavia, il 2024 ha segnato una battuta d’arresto per la crescita del settore. In un recente articolo pubblicato su Business of fashion, Luca Solca, analista di Bernstein ha dichiarato: “Dobbiamo vedere l’evoluzione delle esportazioni di orologi svizzeri nel contesto più ampio di moderazione della domanda di lusso dopo l’euforia post-Covid”. Lo confermano i recenti dati di Richemont, che hanno visto la categoria dei brand di segnatempo cedere 14 punti percentuali nel primo trimestre di quest’anno poiché la performance degna di nota del Giappone ha compensato solo parzialmente le minori vendite in Europa e Asia Pacifico, in particolare in Cina, Hong Kong e Macao messi insieme. Anche Swatch è alle prese con la ‘zavorra’ della Cina: nel primo trimestre complessivamente ha visto arretrare le vendite del 14% nei primi sei mesi del 2024 a causa, appunto, della debole domanda in Cina. In occasione della diffusione dei dati semestrali, il colosso elvetico ha La Cina resterà un mercato difficile per il gruppo elvetico, ha confermato che “il mercato cinese (compresi Hong Kong SAR e Macau SAR) rimarrà difficile per l’intero settore dei beni di lusso sino alla fine dell’anno”.