Dal British Fashion Council arriva l’invito forte e chiaro al neoeletto governo di Keir Stramer a considerare un possibile rientro del Regno Unito nel mercato unico europeo. Un monito quanto mai attuale, vista la difficile situazione dell’industria della moda brit, di cui le ultime vicende di Burberry, con la sostituzione-lampo di Jonathan Akeroyd ai vertici dell’azienda, sono un termometro. “Siamo favorevoli a qualsiasi azione da parte delle istituzioni e della Commissione Ue per consentire un commercio senza attriti tra i due mercati, eliminando costi e barriere inutili per le imprese della moda britanniche”, spiega a PambiancoNews da Londra Caroline Rush, CEO della camera della moda Uk. “Riteniamo che per la maggior parte delle nostre realtà ciò comporti un forte sostegno al rientro nel mercato unico e nell’unione doganale dell’Unione europea”.
Le dichiarazioni arrivano a margine dell’insediamento del nuovo primo ministro, in seguito alla tornata elettorale dello scorso 4 luglio che ha visto salire al governo i laburisti dopo 14 anni di egemonia Tory. Non c’è dubbio che il centro-sinistra di Stramer si troverà a dover affrontare questioni chiave per la moda d’Oltremanica, settore che impiega 819 mila persone e contribuisce all’economia del Paese per 28,9 miliardi di sterline (34,3 miliardi di euro al cambio attuale). Lo stesso Bfc aveva immediatamente esposto al governo entrante un elenco di cinque priorità, puntando sulla promessa elettorale di un miglioramento dei legami commerciali con l’Europa, anche se un ritorno all’era pre-Brexit della libera circolazione e del facile accesso al mercato non è per ora nei programmi di Downing Street.
Tra le richieste avanzate, oltre a maggiori finanziamenti – qui il Bfc parla espressamente di una “sottovalutazione” del settore da parte delle istituzioni – ci sono il ripristino dello shopping tax-free e la riforma delle aliquote commerciali per stimolare la crescita della moda, un tema ritenuto cruciale anche dagli analisti per la ripresa del lusso. Nonostante i Labour abbiano indicato di non avere intenzione di abrogare il controverso divieto sullo shopping esentasse per turisti, entrato in vigore nel 2021, uno studio del Centre for Economics and Business Research ha mostrato come la misura sia costata più di 10 miliardi di sterline al pil nazionale, indicando che “le entrate aggiuntive generabili dalla reintroduzione dal sistema supererebbero le perdite associate ai rimborsi iva di 2,3 miliardi di sterline nel 2023”.
Su questi temi e sul rientro nel mercato comune il Bfc si prepara a far fronte comune con i propri membri. “Ci impegneremo direttamente con il governo britannico sul tema del ritorno al mercato unico e sulle altre nostre priorità per far crescere il futuro della moda nel Regno Unito, oltre a incoraggiare i nostri membri a impegnarsi direttamente con il governo e il parlamento per far sentire la loro voce”, conclude Rush.