La vertenza Benetton si chiude (per il momento) con un accordo che prevede un contratto di solidarietà per 908 impiegati, e nessun coinvolgimento degli operai. Secondo quanto precisato dai sindacati, che hanno incontrato lunedì i vertici di Benetton e ieri illustrato da Rsu e rappresentanti sindacali ai lavoratori e alle lavoratrici, il piano prevede un giorno alla settimana a casa – in alcuni casi due – per 908 impiegati per tutti gli impiegati, amministrativi e commerciali delle sedi di Ponzano Veneto e di Castrette di Villorba per una durata di sei mesi, dal 23 agosto al 28 febbraio dell’anno prossimo. La solidarietà dovrebbe consentire di “evitare 182 licenziamenti”, spiega la nota dei sindacati.
“Il piano messo a punto per far fronte alla crisi finanziaria in cui versa il Gruppo – spiega Gianni Boato, segretario generale della Femca Cisl Belluno Treviso – respinge ogni ipotesi di licenziamento, ricorrendo all’utilizzo dei contratti di solidarietà e confermando gli incentivi all’esodo già presenti in azienda. La solidarietà richiesta come sacrificio ai lavoratori esclude tutti gli operai. Per quanto riguarda gli impiegati viene chiesta una base pari al 20% delle ore lavorate, che può arrivare fino al 40% per un massimo di 100 lavoratori. Il superamento del 20% dà diritto all’integrazione della retribuzione sindacale nei giorni eccedenti quella percentuale”.
“Il risultato è positivo ma occorre andare con i piedi di piombo – sottolinea a PambiancoNews Rosario Martines, segretario generale Uiltec Uil Veneto – perché non siamo fuori dal pericolo: sono stati comunque quantificati gli esuberi che sono stati evitati attraverso questo piano. La situazione va monitorata perché il nodo principale sarà il piano industriale che, come ha ammesso l’AD durante l’incontro dovrà essere rivisito e approfondito”. Come precisa UIltec Uil, l’accordo prevede delle uscite volontarie e incentivate indipendenti dai possibili pre pensionamenti. Significa che anche delle figure più giovani potrebbero lasciare il gruppo e questo, aggiunge Martines, “fa riflettere in un contesto come quello di oggi dove si fatica a trovare alcune figure professionali specializzate nel mondo della moda”.