Mentre le aziende di abbigliamento registrano crescite flebili e conti in rosso, il beachwear mostra una certa resilienza. Secondo Global Market Insights, la dimensione globale del mercato beachwear, che include costumi e abbigliamento da spiaggia, si aggira attorno ai 20,7 miliardi di dollari nel 2023 (circa 19 miliardi di euro al cambio attuale) con una tasso di crescita annuo prevista di almeno +5% tra il 2024 al 2032. Per il settore, la società di analisi stima entro quella data una proiezione del valore di oltre 34 miliardi di dollari che lascia pensare da un lato
ad una buona risposta all’attuale crisi socio-economica, dall’altro a nuove opportunità di business per le aziende del fashion.
Diverse aziende specializzate nella produzione di abbigliamento, nel tentativo di aumentare le vendite
complessive, hanno già intercettato questo trend proponendo per la prima volta collezioni beachwear. Questa tendenza è infatti la prima causa di crescita del settore, seguita da un incremento sostanziale nell’ultimo biennio dei viaggi e del turismo che hanno avuto un impatto diretto sulla domanda di costumi da bagno.
La crescente richiesta da parte dei clienti di costumi da bagno e abbigliamento da spiaggia ha conseguentemente spinto i brand ad investire in ricerca e sviluppo prodotto. Il risultato sono stati modelli con nuovi fitting, tessuti innovativi e una rinnovata spinta verso materiali sostenibili che hanno attratto anche una nuova clientela. I costumi sono quindi passati dall’essere un capo funzionale a cavalcare le tendenze fino a diventare “fashion” a pari merito con altri capi di abbigliamento.
Lato prodotto, il bikini domina il mercato con un valore al 2023 attestato a 8,1 miliardi di dollari e una crescita stimata del +80% nei prossimi dieci anni, seguita dai costumi maschili per cui si prevede entro il 2032 una crescita di circa il 60%. “Anche se il 70% del mercato è costituito dai consumi della donna, con una spesa media che si aggira attorno ai 130 euro, l’uomo, che invece conta una spesa media per il segmento di 100 euro, sta sviluppando una sensibilità nuova per i costumi”, spiega Giacomo Bramucci, membro della giunta nazionale di Federmoda e presidente di Confcommercio Marche.
Tra i motivi della crescita del segmento beachwear, Global Market Insights ha inoltre individuato anche il successo dello sport e la maggiore attenzione data al benessere psicofisico. L’aumento della richiesta di abbigliamento sportswear ha influito nel settore perché sia i marchi di athleisure – come Adidas, Lululemon e Nike – sia le grandi catene di abbigliamento, tra cui H&M e Zara, hanno commercializzato costumi da bagno per gli sport acquatici come surf, beach volley e yoga in spiaggia
Il settore non è tuttavia immune dalle difficoltà del periodo. “Il beachwear è un settore che ha subito meno il calo rispetto agli altri comparti moda perché porta con sé un’atmosfera positiva e di benessere a cui le persone, oggi più che mai, non vogliono rinunciare. È un settore costituito da realtà molto giovani che stanno progressivamente crescendo, ma non per questo non ha risentito dell’attuale situazione geopolitica ed economica”, illustra ancora Bramucci. Le difficoltà del settore sono legate principalmente alla stagionalità. Le vendite dei costumi hanno dei picchi durante i mesi più caldi e questo può comportare delle fluttuazioni nelle vendite che rendono difficile per le aziende mantenere una redditività costante durante l’anno. Nonostante ciò, “oggi le aziende riescono a creare un canale continuo con il consumatore, grazie alle preview o a chi viaggia in inverno, in modo che, anche se ci sono dei picchi stagionali nelle vendite si riesce a garantire
comunque una certa continuità”, prosegue il presidente che, a discapito di un atteggiamento del
consumatore che predilige opzioni accessibili, traccia una nuova prospettiva secondo cui “le
aziende del beachwear devono tornare a pensare ad uno schema di valore con un intermediazione
fisica tra il prodotto e il cliente per non rischiare di impoverire un settore che invece negli ultimi anni ha avuto un percorso virtuoso”. “La diffusione dei costumi di mass market e il successo degli e-commerce, hanno fatto perdere il valore della profondità di singoli capi I clienti così cercano un prodotto di basso livello perché si stanno abituando a questo tipo di consumo. L’obiettivo invece è quello di tenere alta la percezione e la qualità del settore”, conclude poi Bramucci.
Da un punto di vista geografico il quadro delineato per il beachwear si conferma su tutti i mercati ad
eccezione del Nord America che ha dominato il mercato globale dei costumi, generando 6,8 miliardi
nel 2023. Qui, hanno un forte impatto il clima, l’influenza delle celebrities e la frequenza a praticare
sport acquatici che crea così una domanda più continuativa rispetto all’Europa dove le vendite sono
più contratte. In Italia, secondo i dati Istat elaborati per Sistema Moda Italia, nel primo trimestre del 2024 l’import ed export del beachwear italiano hanno avuto una battuta d’arresto con importazioni in calo del 33,5%, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ed esportazioni diminuite del 10,4 per cento. I tre principali interlocutori del import beachwear italiano sono Cina, Paesi Bassi e Francia mentre per l’export sono Francia, Germania e Spagna. Per il settore, il commercio estero al 2023 ha registrato una perdita di oltre 37 milioni. Un rosso che è continuato anche nei mesi di gennaio-marzo del 2024 dove si è attestato un passivo di 6,5 milioni di euro.
di Flavia Iride