Si chiude un capitolo dell’affaire Ferragni. L’Antitrust ha chiuso l’istruttoria sulle uova pasquali comunicando che le società di Chiara Ferragni, Tbs Crew e Fenice verseranno, nel corso di tre anni, la somma di 1,2 milioni di euro a ‘I Bambini delle Fate‘, impresa sociale nata nel 2005 a Castelfranco a cui in principio era associata un’iniziativa benefica con la vendita del dolciume. Il procedimento era stato avviato nei confronti delle società Fenice, Tbs Crew e Sisterhood (titolari dei marchi e dei diritti relativi alla personalità della signora Chiara Ferragni) e di Cerealitalia Industrie Dolciarie s.p.a.(titolare del marchio Dolci Preziosi).
La nota di Tbs Crew sottolinea come la misura sia un ‘accettazione degli “impegni proposti dalle società e dalle altre parti del procedimento, in quanto ritenuti idonei a garantire la tutela dei consumatori”. La stessa Chiara Ferragni in una pubblicazione su Instagram tiene a precisare che si tratta di “una donazione e non una sanzione”.
“Come segno concreto di impulso ed incentivo ad attività benefiche – prosegue la nota -, le società parti del procedimento hanno assunto impegni economici, consistenti in versamenti in favore dell’impresa sociale ‘I Bambini delle Fate’, pari, per tre anni, al 5% dei rispettivi utili distribuibili, con un minimo complessivo di 1.200.000 euro per il triennio”. Da questo momento le due società, informa sempre la nota, hanno deciso di “separare nettamente le attività commerciali da quelle benefiche, impegnandosi ad astenersi dallo svolgimento di operazioni in cui attività commerciali siano connesse ad attività benefiche e, con specifico riferimento a quest’ultime, a darne illustrazione in apposita sezione dei rispettivi siti web di prossima creazione”.
L’Autorità, precisa la nota relativa all’istruttoria, “verificherà la piena e corretta attuazione degli impegni da parte delle società, e in caso di inottemperanza, oltre a riaprire il procedimento, potrà applicare una sanzione amministrativa pecuniaria fino a 10 milioni euro nonché, qualora l’inottemperanza sia reiterata, disporre la sospensione dell’attività di impresa per un periodo non superiore a trenta giorni”.
Solo poche ore fa, i legali di Ferragni avevano rinunciato al ricorso al Tar del Lazio contro il provvedimento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato sul caso orami noto con il nome di ‘Pandoro gate’, per il quale le società dell’imprenditrice, Fenice e Tbs Crew, erano state sanzionate con un milione di euro a dicembre. Questa decisione, riporta la stampa italiana, secondo fonti vicine a Ferragni, rientrerebbe in un’intesa informale con l’Autorità garante della concorrenza e del mercato.
In aggiunta, la presentazione e formulazione degli impegni è stata vista – precisa la nota – “come occasione sia per un’evoluzione interna alle aziende sia per individuare un ‘modello di comportamento’ che possa fungere da benchmark per l’intero settore dell’influencer marketing”. Infine, le società si sono impegnate all’adozione di un’autoregolamentazione interna relativa alle attività di comunicazione e marketing, anche ispirata alle più recenti ‘best practice’ in materia, “munita di presidi che ne garantiscano l’enforcement e accompagnata dall’organizzazione di training periodici a beneficio dei dipendenti”.
Degli scorsi giorni è invece la notizia, secondo quanto si legge sul settimanale Chi, della chiusura del flagship store meneghino del brand Chiara Ferragni, inaugurato in via Capelli nel 2017. La boutique a metà strada tra piazza Gae Aulenti e corso Como ospita le varie collezioni del marchio: abbigliamento, borse, calzature, gioielli e le varie collaborazioni. Prima del rumors relativo alla parte commerciale con la chiusura del negozio milanese, si sono susseguite nei mesi scorsi le notizie relative all’interruzione dei contratti di licenza in essere con l’influencer da parte di Pigna, Safilo e Pantene.