Primo trimestre in frenata anche per la pelletteria italiana. A delineare lo scenario d’avvio 2024 del comparto è il Centro Studi di Confindustria Moda per Assopellettieri, che segnala per i primi tre mesi dell’anno una flessione a doppia cifra di export (-11,8% a quota 2,66 miliardi di euro) e fatturato (-12% nell’indagine condotta tra gli associati), mentre la domanda interna resta piatta (+1,4% il valore delle vendite al dettaglio su gennaio-marzo 2023, ma ancora al di sotto del -1,3% rispetto ai livelli pre-Covid). Rallenta il lusso, si assottiglia sensibilmente il portafoglio ordini ed è allarme per i livelli di attività (-18,1% la produzione industriale), con nuove tensioni sul fronte occupazionale. In riduzione anche il saldo commerciale settoriale, ancora in attivo per 1,79 miliardi di euro ma in calo del -13,8% su gennaio-marzo 2023.
I dati sul primo trimestre, ricorda l’associazione di categoria, arrivano dopo un 2023 già in rallentamento, che aveva posto fine al rimbalzo post-pandemia, come emerso dagli ultimi due trimestre, in cui i principali indicatori avevano invertito la rotta e registrato arretramenti rispetto a dodici mesi addietro, a cominciare dall’export, sceso di un -5,4% tendenziale nella terza frazione e del -6,2% nella quarta. Malgrado tale decelerazione, forte dell’avvio d’anno ancora a doppia cifra, il settore ha comunque chiuso il 2023 sostanzialmente in linea coi livelli del 2022, con fatturato a 13,15 miliardi di euro (+0,2%), come aveva anticipato qualche mese fa a Pambianconews Claudia Sequi,presidente di Assopellettieri, in occasione della 125esima edizione di Mipel.
L’inizio del 2024 “non ha manifestato purtroppo nessun segno di ripartenza” – si legge nella nota diramata dall’associazione – ribadendo invece l’estrema debolezza della domanda (in primis quella internazionale) con un’ulteriore stretta sugli ordinativi e conseguenti ripercussioni sull’attività produttiva delle aziende”. Il dato più significativo della gravità dell’attuale fase economica che il settore sta attraversando, sottolinea la nota, è costituito dal -18,1% evidenziato dall’indice Istat della produzione industriale per la voce “articoli da viaggio e di pelletteria” nei primi tre mesi dell’anno a confronto col corrispondente periodo 2023, che spiega il motivo del nuovo massiccio ricorso agli strumenti di integrazione salariale e getta più di un’ombra sull’andamento delle vendite nei mesi successivi.
Le indicazioni raccolte lo scorso maggio tra gli imprenditori pellettieri associati attraverso la consueta indagine campionaria descrivono un quadro altrettanto sfavorevole: la metà delle aziende interpellate ha registrato nel primo trimestre una contrazione del fatturato rispetto a gennaio-marzo 2023, con una quota considerevole (25% dell’intero campione) per le quali l’arretramento è risultato superiore al 20 per cento. Marginale la percentuale di imprese in crescita (12% del panel, decisamente più bassa rispetto a quella che aveva segnalato un incremento nel trimestre precedente, il quarto del 2023, pari al 30 per cento). Guardando invece in avanti al secondo trimestre, le stesse aziende hanno espresso una stima di contrazione media del 6,8%: la minore intensità, però, specifica lo studio, va letta non in termini di un alleggerimento della situazione congiunturale ma in termini di confronto con i ricavi di aprile-giugno 2023, in cui il settore aveva già interrotto il rimbalzo post-Covid e posto fine ai recuperi a doppia cifra che avevano caratterizzato i trimestri precedenti.
In base al sentiment delle aziende, si stima un calo del fatturato superiore al 9% nel primo semestre e la seconda parte dell’anno appare nebulosa: solo il 6% delle aziende interpellate reputa che sarà migliore della prima e quasi tutte (quattro imprenditori su cinque) sono concordi sul fatto che per una ripresa bisognerà attendere il 2025.