Problemi in casa Nike. Il gigante dello sportswear si trova a dover rispondere dall’accusa di aver ingannato i propri investitori presentando una strategia Dtc (direct to consumer) consapevolmente incapace – secondo i documenti depositati presso il tribunale distrettuale degli Stati Uniti per il distretto dell’Oregon – “di generare una crescita sostenibile dei ricavi”. Nel mirino dell’accusa, sarebbero finiti i piani alti del player statunitense, l’AD John Donahoe e il direttore finanziario Matt Friend.
La causa, secondo quanto riportato da Retail Dive, sostiene che i due manager avrebbero ripetutamente pubblicizzato la forza di un modello di business e di un piano digitale che non avrebbe portato ad alcun incremento dei ricavi, minimizzando al tempo stesso le significative pressioni finanziarie che il gruppo avrebbe dovuto affrontare.
La denuncia collettiva, presentata per conto degli investitori che hanno acquistato azioni Nike tra il 19 marzo 2021 e il 21 marzo 2024, sostiene inoltre che il colosso statunitense non è stato in grado di proteggersi dalle pressioni del settore una volta abbandonati, a partire dal 2020, molti dei suoi partner wholesale. Operazione da cui l’azienda, due anni dopo e a seguito di di risultati di vendita deludenti, aveva poi fatto un passo indietro rinnovando ad esempio le partnership con Macy’s, Foot Locker e Dsw. In principio la strategia prevedeva un piano di licenziamenti ed una semplificazione del portafoglio prodotti.
A pesare infine sul business del gruppo dello ‘swoosh’ ci sarebbe stata in passato anche una scarsa innovazione dal punto di vista del prodotto.
Nel terzo trimestre dell’anno fiscale 2023-24 Nike (che nelle prossime ore presenterà i dati per i 12 mesi, con l’attesa, riferiscono gli analisti, di una crescita di solo il 0,2%) ha battuto le attese di Wall Street, con una performance che però non era bastata a ‘salvare’ il titolo, che nell’after-hours trading era arrivato a perdere oltre il 7 per cento. Nei tre mesi al 29 febbraio scorso, il colosso di Beaverton ha riportato ricavi flat, passati da 12,39 a 12,42 miliardi di dollari (circa 11,5 miliardi di euro), mentre l’utile netto ha evidenziato un -5% a 1,17 miliardi. Il consensus Lseg si aspettava un turnover trimestrale di 12,28 miliardi di dollari. L’andamento del terzo quarter riflette il +5% della Greater China, il +3% del Nord America e il -3% dell’area Emea. Nel complesso dei nove mesi, il giro d’affari è salito leggermente, da 38,4 a 38,75 miliardi di dollari, mentre i profitti hanno toccato i 4,2 miliardi (+4 per cento).