Battuta d’arresto per la calzatura italiana. È stato un primo trimestre ‘nero’ quello del comparto tricolore, che nell’avvio del 2024 (gennaio-marzo) ha registrato una contrazione sia sul fronte dell’export (-9,7% in valore e -10,3% nelle paia) che del fatturato (-10,1 per cento). La fotografia della congiuntura economica, tra criticità e ancora pochi segnali di ripresa, emerge dall’ultimo report realizzato dal Centro Studi Confindustria Moda per Assocalzaturifici, che evidenzia anche una flessione degli acquisti delle famiglie italiane (-1,6% in quantità e -0,7% in termini di spesa). I risultati del primo trimestre arrivano dopo un 2023 fiacco ma ancora, seppur faticosamente, in tenuta, con un fatturato pari a quasi 14,6 miliardi di euro, lievemente al di sopra (+0,6%) del 2022.
“Archiviato il 2023 con una sostanziale tenuta nel fatturato e nell’export, sebbene con volumi già in sofferenza – ha spiegato Giovanna Ceolini, presidente dell’associazione di categoria – in avvio 2024 è proseguito per il calzaturiero il rallentamento iniziato nella seconda metà dello scorso anno, divenuto ora ancor più marcato, con una forte riduzione degli ordinativi e dell’attività produttiva”, facendo riferimento anche all’indice Istat della produzione industriale, che ha segnato nei primi tre mesi una flessione del 20,5 per cento. “La consueta indagine condotta a maggio tra i nostri associati – prosegue Ceolini – ha evidenziato un calo del fatturato per il 68% del campione, con una fetta non trascurabile (18%) che ha riportato una contrazione addirittura superiore al 20 per cento. Inoltre, il sentiment degli imprenditori non mostra fiducia: solo l’11% confida in un miglioramento dell’evoluzione congiunturale nel secondo trimestre, che secondo le previsioni degli intervistati è destinato a chiudersi con un calo del fatturato attorno al -7,4% su aprile-giugno 2023. Oltre l’80% prevede un’inversione di rotta non prima del 2025”.
Il report evidenzia come per quanto riguarda le esportazioni (cui viene destinato l’85% della produzione nazionale), nel primo trimestre 2024 siano state vendute 51,9 milioni di paia, ovvero 6 milioni in meno rispetto agli stessi mesi dello scorso anno, per 3,17 miliardi di euro. Dopo un gennaio di tenuta (almeno in termini di valore: +1,4%), la dinamica è diventata più penalizzante a febbraio (-6,2%), fino a registrare in marzo un crollo nell’ordine del -20%, sia in termini di valore sia di paia.
Preoccupante anche il versante delle categorie merceologiche che mostra cali, sia in quantità sia in valore, per tutti i comparti. Primato negativo per le calzature con tomaia in pelle, con un’incidenza pari al 65% delle vendite estere in valore e in calo dell’8,6% in volume.
Guardando, invece, alle destinazioni d’esportazione, i mercati dell’Unione europea hanno accusato andamenti “meno sfavorevoli” (-4,1% in valore) di quelli extra-Ue (complessivamente calati del 15 per cento). Francia e Spagna crescono a valore rispettivamente dell’1,7% e dell’8,5%, mentre arretrano di oltre il 10% per l’export verso la Germania e del 20% in valore per il Belgio. Al di fuori dell’Ue, invece, spicca innanzitutto l’ulteriore dimezzamento (-53,4%, con un -36,7% in volume) dei flussi diretti in Svizzera, da sempre tradizionale snodo logistico-distributivo delle multinazionali del fashion, scesa al quarto posto delle destinazioni in valore perché “gran parte del transito negli hub elvetici è stato sostituito da spedizioni dirette ai mercati finali”, come Far East (+4,3%) e Medio Oriente (+14,1%).
In Estremo Oriente positiva la performance della Cina (+10,8% in valore e +17,8% in quantità) e Hong Kong (+26% in valore e +4,9% in volume, ancora però distante dai livelli pre-Covid). Tiene il Giappone (-0,9%, con un +3,1% in quantità), mentre la Sud Corea registra brusche flessioni (nell’ordine del 30%). Calano anche le vendite in Russia (-22,4% in valore e -17,8% in paia), mentre l’Ucraina recupera sì in valore (+21%), ma a fronte di un arretramento del -11% in volume.
Alla fine di marzo il numero di aziende attive nel comparto italiano è sceso a 3.490 con un saldo negativo a -74 unità, affiancato da un calo degli addetti dell’0,8 per cento. Uno scenario, quello del calzaturiero tricolore, che sembra sovrapporsi al panorama congiunturale che sta caratterizzando, in questa prima parte del 2024, anche le altre filiere dell’universo fashion, dal comparto di tessuti e filati a quello delle concerie. Le aspettative per un rinnovato slancio, inizialmente riposte nella seconda metà dell’anno, si sono ormai spostate al più lontano 2025, mentre all’orizzonte non compaiono ancora indizi che facciano sperare in un’inversione di tendenza a breve termine.