Pitti Bimbo ha chiuso la 99esima edizione (19-21 giugno 2024) con 1.200 compratori arrivati in Fortezza da Basso per scoprire le collezioni primavera/estate 2025, il 48% dei quali proveniente dall’estero, da più di 50 Paesi. Sul podio Regno Unito, Cina e Spagna. I visitatori complessivi sono stati circa 1.500, in calo rispetto ai 3mila di un anno fa.
“Più ridotta rispetto al passato in termini di dimensione, ma molto vivace anche sul piano delle iniziative”, commenta in una nota Agostino Poletto, direttore generale di Pitti Immagine. La fiera ha visto la partecipazione di 160 espositori i cui stand sono stati allestiti all’interno del solo piano terra del Padiglione Centrale. Il manager riporta l’afflusso di compratori inglesi, americani, cinesi e spagnoli, “insieme ai buyers di alto livello in arrivo da Emirati, Arabia Saudita e Kuwait” e sottolinea che “il mercato italiano e parte di quello europeo sono poco dinamici, e questo incide molto sull’andamento di Pitti Bimbo”. L’edizione precedente, allestita a gennaio, si era conclusa con un’affluenza di oltre 1.800 compratori, quella di un anno fa con circa 2mila.
“Inutile nascondere che il mercato stia vivendo una fase delicata – i cui fattori più eclatanti sono la contrazione dei consumi interni e il ruolo crescente delle catene a scapito dei negozi indipendenti multimarca – e che il salone rifletta le trasformazioni del settore. Una situazione che si inserisce nel complesso quadro più generale del tessile-abbigliamento a livello internazionale”, riflette Poletto anticipando un cambiamento. “Stiamo ragionando a un’evoluzione della manifestazione, per ribadire il nostro ruolo di supporto al mondo produttivo di maggiore qualità e più innovativo. Lo faremo già a partire da gennaio 2025, in occasione della 100esima edizione di Pitti Bimbo”.
Mentre le altre fiere di settore stanno rincorrendo i numeri pre-Covid, la pandemia ha acuito un calo della fiera italiana che per molti anni è stato il punto di riferimento nel segmento kidswear. Nonostante l’introduzione di iniziative apprezzabili come il susseguirsi dei talk, la presenza di ospiti speciali, lo spazio Pitti Pet e l’aumento dei marchi lifestyle, la manifestazione ha sofferto un calo di espositori pari al 30% rispetto a un anno fa (160 contro i 230 del giugno 2023). Il segmento fashion sta indubbiamente vivendo problemi strutturali ma il childrenswear è ancor più in difficoltà a causa del cambio di abitudini di acquisto da parte delle nuove generazioni di genitori. Va inoltre ricordato che negli ultimi anni le catene fast fashion e la grande distribuzione hanno ristretto il raggio d’azione dei dettaglianti, storici affluenti di Pitti Bimbo. Non ha aiutato, infine, la decisione di molte aziende specializzate italiane di abbandonare la kermesse, spesso senza creare eventi alternativi in grado di valorizzare il proprio know how stilistico e produttivo. Magari, in concomitanza con il centesimo anniversario, potrebbero tornare a correre tutti insieme in Fortezza.