Tempo di bilanci per RadiciGroup. Guidato dai fratelli Angelo, Maurizio e Paolo Radici, il gruppo bergamasco fa il punto sugli investimenti dell’ultimo biennio, destinati a migliorare la produzione e a potenziare lo sviluppo in chiave sostenibile nell’area tessile. “Siamo nati grazie alla visione di nostro nonno, che non ha mai smesso di innovare, intuendo le potenzialità del mercato e avendo sempre rispetto del territorio”, spiega il vicepresidente Maurizio Radici. “È grazie a lui e successivamente alla vocazione industriale di nostro padre Gianni, se oggi siamo leader mondiale nella produzione di intermedi chimici, polimeri di poliammide, tecnopolimeri ad alte prestazioni e soluzioni tessili avanzate con un fatturato di oltre 1,5 miliardi di euro nel 2022 (risultati dell’esercizio 2023 saranno disponibili a fine giugno, ndr), tremila dipendenti e un network di unità produttive e sedi commerciali dislocate tra Europa, Nord e Sud America e Asia. Negli ultimi 24 mesi abbiamo investito oltre 20 milioni di euro nella crescita della nostra divisione tessile per migliorarne la flessibilità e l’efficienza anche energetica, mettendola nella posizione di realizzare più prodotti in contemporanea, così da soddisfare le richieste del mercato in tempi più brevi e sempre con attenzione al rispetto ambientale”.
Nel dettaglio, gli investimenti sono serviti da un lato, all’ammodernamento degli impianti con l’installazione di un nuovo essicatore, di linee di filatura di ultima generazione e di nuovi macchinari per la testurizzazione del filo, operazioni queste volte al miglioramento della flessibilità e dell’efficienza degli impianti. Dall’altro, le risorse sono andate a sostenere anche i progetti di ricerca e sviluppo con focus sulla sostenibilità. “Gianni Radici importava le divise militari americane per trasformarle in coperte”, ha spiegato Bernardo Staiano, general manager Apparel & Technical del gruppo. “In un certo qual modo era già un pioniere dell’economia circolare. Noi già dagli anni Ottanta abbiamo deciso di produrre direttamente i tecno-polimeri, utilizzando tutti gli scarti di nylon prodotti sia dalla polimerizzazione, dalla filatura e tessitura e così è nata la business unit HPP – High Performance Polymers. Da la società pubblica il bilancio di sostenibilità, una scelta di rispetto e trasparenza nei confronti dei nostri stakeholder e un impegno quotidiano con la metodologia LCA-Life Cycle Assessment”.
In quest’ottica, la società ha sviluppato diversi progetti come Renycle e Repetable da materiali riciclati; Biofeel eleven, il filato ottenuto dalla pianta del ricino che è 100% di origine naturale e 100% riciclabile nonchè vegano; Radilon Chill-Fit il filato che consente traspirabilità e comfort. “L’industria tessile deve far fronte alla concorrenza sempre più agguerrita dei paesi extra-Ue”, ha concluso il presidente Angelo Radici, “la pandemia, la guerra in Ucraina e i costi altissimi delle materie prime nonchè dell’energia sono sotto gli occhi di tutti. Il Green Deal europeo è stato disegnato quattro anni fa e non poteva certo prevedere questi stravolgimenti; tuttavia, alla luce dei fatti e fermo restando che la transizione ecologica è una priorità, dovrebbe essere ripensato in chiave più flessibile per supportare e non penalizzare le aziende. Le aziende tessili europee si distinguono per l’eccellenza in termini di innovazione, qualità e attenzione all’ambiente ma perché questo continui è necessario che l’Unione metta a punto strategie efficaci e capaci di preservarne l’esistenza. Fino ad oggi abbiamo visto tanta ideologia, ci piace credere che con le prossime elezioni ci sia maggiore spazio per la concretezza perché il tessile europeo possa distinguersi”.