“Il 2024 non è un anno positivo. I primi tre o quattro mesi stanno esprimendo le stesse difficoltà della fine dello scorso anno. Se chiudiamo il 2024 a 64 miliardi di fatturato, in tenuta rispetto all’anno scorso, è già un buon risultato”. Le parole del presidente di Smi, Sergio Tamborini sull’andamento del settore italiano del tessile e dell’abbigliamento, esprimono una certa preoccupazione sulla congiuntura attuale di tutta la filiera della moda.
“Dobbiamo sperare che ripartano i consumi che è il nodo cruciale”, ha aggiunto Tamborini durante un incontro con la stampa italiana che si è tenuto ieri ricordando poi che “il tema da comprendere bene è quanto è la dinamica dei prezzi e quanto quella dei pezzi. C’è una ‘r’ in meno che fa la differenza fondamentale e lo è nelle fabbriche che viaggiano con il denaro ma anche con parametri fisici che sono altra cosa. Oggi le fabbriche della filiera viaggiano da un -20% a -70% in volumi che a volte si tramutano anche in ricavi. Questo significa che c’è una richiesta di cassa integrazione molto importante”.
A fronte di una situazione critica si stagliano all’orizzonte nodi importanti. Da una parte il tema del riciclo, dall’altra il rinnovo del Ccnl del settore tessile abbigliamento moda, scaduto lo scorso 31 marzo. Il contratto, firmato da Smi con le organizzazioni sindacali Femca-Cisl, Filctem-Cgil e Uiltec-Uil, interessa direttamente o indirettamente oltre 40.000 imprese che occupano oltre 370.000 addetti. Il contratto nazionale dovrebbe essere definito entro la fine dell’anno.
Sul fronte del riciclo il presidente Tamborini ha ricordato l’importanza del riciclo e del consorzio di Smi sulla gestione degli scarti tessili. Al momento non ci sarebbero novità sul decreto sulla responsabilità estesa del produttore (Epr) nel settore tessile. “Noi lo stiamo chiedendo ormai da tempo, anche una certa determinazione e a più voci perché siamo tutti interessati a veder partire questa industry”, ha sottolineato Tamborini, ricordando che per l’Italia il riciclo può essere una grande occasione essendo l’unica nazione con una filiera tessile. Il gennaio del 2025 dovrebbe scadere il termine europeo entro il quale l’Italia dovrebbe recepire le indicazioni comunitarie sul riciclo. La speranza è che questo termine possa rappresentare una spinta per l’approvazione in Italia dell’Epr. “Me lo auguro ma temo che non sia la norma europea a far partire tutto”.
Sullo sfondo emerge anche la questione della scissione confindustriale avvenuta a gennaio che ha portato Smi (e altre associazioni come Federorafi e Anfao) ad uscire da Confindustria Moda. “L’idea che abbiamo è di una Confindustria Moda con diversi settori che vengano rappresentati con altre regole”, ha detto il presidente di Smi-Sistema Moda Italia Sergio Tamborini aggiungendo che “l’attuale organizzazione se rappresenta solo la pelle puoi chiamarla Confindustria pelle”.
“La decisione di uscire da Confindustria Moda è legata al fatto che avevamo obiettivi e velocità differenti, soprattutto per quanto riguarda i tavoli europei”, ha spiegato Tamborini ricordando che “noi siamo un’associazione di categoria che riceve i contributi associativi e ha quindi come scopo di fornire servizi ad associati. Alcune delle altre organizzazioni sono più concentrate sulle fiere”, ha rilevato il presidente di Smi.
“Io credo che l’opportunità di mettere sotto un’unico ombrello tutto un’unico settore sia un’opportunità che è ancora è sul tavolo, se ne può discutere. Però con delle regole chiare. Se ci sono dei tavoli comuni e degli obiettivi comuni, mai dire mai”, conclude.