La Cina si sta dimostrando il ‘tallone d’Achille’ di una parte dell’universo del lusso. Dopo Burberry che ieri ha diramato i risultati del quarto trimestre, trascinato anche dall’andamento cinese, anticipata dai colossi francesi Kering e Lvmh anch’essi coinvolti in un ridimensionamento delle exploit del Dragone, ora è la volta del Gruppo Tod’s. Il gruppo marchigiano, reduce dalla conclusione positiva dell’Opa da parte di L Catterton, ha pubblicato i dati relativi al primo trimestre del 2024. Ebbene, nei primi tre mesi dell’anno, il fatturato consolidato del gruppo ha registrato un calo del 6,7%, archiviato a quota 252,3 milioni di euro. A pesare sui conti è sostanzialmente la debolezza del mercato cinese: la Greater China è crollata del 24% nel primo quarter, un trend dovuto al forte calo del traffico nei negozi e da consumi deboli, nonché da una base di confronto impegnativa.
E proprio la frenata della Cina ha fatto affievolire (per non dire congelare) la stella di Roger Vivier. Nel 2023 il marchio di lusso disegnato da Gherardo Felloni era stato uno dei driver principali dell’ottima conclusione d’anno del gruppo di Diego Della Valle. Nel primo trimestre 2024 è stato invece il brand che ha risentito maggiormente del calo con un -23% (-20,7% a cambi costanti).
In regressione anche il brand ammiraglio, che ha visto arretrare le vendite a -6,6% (-3,9% a cambi costanti). “Tod’s e Roger Vivier sono stati visibilmente influenzati dalla debolezza del mercato cinese”, si legge nella nota del gruppo. Guardando agli altri marchi, si mantengono in positivo Hogan e Fay, rispettivamente in crescita dell’8,2% e del 12,7 per cento.
Tornando al fronte geografico, i ricavi nell’area europea (Italia esclusa) sono aumentati del 5,1% a cambi correnti a quota 60,2 milioni di euro. Stabile il mercato italiano con -0,6% a 59,6 milioni di euro. Spicca positivamente, invece, il trend delle Americhe, dove le vendite sono aumentate del 19,8 per cento. Proprio l’America si conferma un mercato chiave per il gruppo, sebbene per il momento pesi ‘solo’ 20 milioni di euro, quindi meno del 10 per cento. Secondo quanto riportato nei giorni scorsi dall’agenzia Reuters, “sotto la guida della società di private equity, Tod’s investirà nel marketing per capitalizzare il suo prestigio nella sobria eleganza e aumentare le vendite negli Stati Uniti, ha detto una persona vicina alla questione”. Come riporta l’agenzia britannica, “le scarpe e le borse firmate Tod’s – compresi i mocassini ‘Gommino’ da 695 dollari (639 euro al cambio attuale), con le loro caratteristiche suole in gomma – hanno un buon seguito tra i consumatori benestanti dai 40 anni in su. Più in alto nella scala del lusso, Roger Vivier, il marchio di scarpe con fibbia da 950 dollari al paio basato a Parigi e acquisito dai Della Valle nel 2015, attrae invece maggiormente i big spenders asiatici”.
“Tod’s – aggiunge l’agenzia – si rifiuta da tempo di inseguire gli acquirenti più giovani, una scelta a cui sembrò di voler in parte rimediare nel 2021 quando fece entrare nel suo consiglio di amministrazione la fashion influencer Chiara Ferragni. Dopo tre anni, la sua posizione non è stata rinnovata”.
In occasione della comunicazione dei dati, Della Valle, presidente e AD del Gruppo, ha commentato: “Con il successo dell’Opa, il gruppo Tod’s esce dalla Borsa. Abbiamo ritenuto di fare questa scelta per focalizzarci sul potenziale sviluppo dei nostri singoli marchi, facendo tutti gli investimenti necessari nei tempi che riterremo più idonei. Abbiamo una grande opportunità di crescita e cercheremo di coglierla, operando con una visione di lungo periodo. Abbiamo inoltre deciso di condividere questa nostra decisione strategica con due partners mondiali, che hanno una grande esperienza nel nostro settore: L Catterton e Lvmh, con il quale abbiamo condiviso il nostro ingresso in borsa oltre vent’anni fa, che saranno sicuramente preziosi compagni di viaggio. Colgo l’occasione per ringraziare Borsa italiana e Consob per la loro disponibilità e collaborazione dimostrataci in questi anni di lavoro in comune”.
La Cina, quindi, resta al momento un’incognita per il mondo del lusso, sebbene non siano mancati player della fascia alto di gamma come Prada, Moncler o Brunello Cucinelli che hanno registrato qui ottime performance. D’altro canto il confronto con il primo trimestre del 2023 è particolarmente sfidante perché allora la definitiva rimozione delle limitazioni pandemiche aveva dato un boost non trascurabile ai consumi del Paese. Ad oggi, invece, il Paese asiatico si trova ad affrontare difficoltà economiche instabili, tra cui una decelerazione crescita, un settore immobiliare in bilico, una popolazione che invecchia e un’elevata disoccupazione giovanile, segnala Jing Daily, che riporta comunque i risultati di un recente sondaggio sui consumatori di lusso dell’Hurun Research Institute, secondo cui il mercato cinese del lusso sta tuttavia mostrando segni di resilienza, raggiungendo 1,66 trilioni di RMB (210 miliardi di euro) nel 2023, in crescita del 3% rispetto al 2022.