Fedeli Cashmere spegne novanta candeline e marcia verso un 2024 in crescita. “Per noi si tratta di una data storica e importante, soprattutto se si considera che Fedeli è rimasta sempre nelle mani della famiglia fondatrice”, ha raccontato ai microfoni di Pambianconews Luigi Fedeli, presidente della società Luigi Fedeli e Figlio Srl, di cui rappresenta la terza generazione.
In quasi un secolo di attività, il maglificio specializzato nel cashmere ha assistito a evoluzioni e trasformazioni del settore tessile, tra nuovi e vecchi e player e dinamiche in continuo mutamento, soprattutto all’indomani del Covid. “L’azienda – prosegue l’imprenditore – si è adattata allo spirito del suo tempo, che è cambiato radicalmente ma in modo graduale. Questo ci ha dato il tempo di rimodulare le nostre dinamiche interne, dall’aspetto produttivo a quello commerciale”.
Negli ultimi due anni, in particolare, ripercorre Fedeli, l’azienda è andata incontro a un significativo passo in avanti, “con un raddoppio del fatturato che ha necessitato di una rimodulazione aziendale altrettanto importante, sia in termini di gestione che di produzione”.
Guardando, infatti, agli ultimi risultati finanziari, il 2023 di Fedeli si è chiuso con una crescita intorno al 20%, “più che buona sebbene inferiore alle crescite decisamente anomale del post-Covid”. Prosegue: “Dopo due anni in crescita di oltre il 50%, era inevitabile e sano assestarci su una crescita normalizzata e più equilibrata”, che ha portato l’azienda a contare ricavi per 27 milioni di euro. Anche sul fronte della redditività Fedeli si dice “soddisfatto” a fronte di “utili ed ebitda aumentati, nonostante le complessità emerse nel 2023, soprattutto nella sua seconda parte”.
Riguardo al 2024, per l’imprenditore non è difficile prevedere la performance finanziaria, che dovrebbe concretizzarsi in una crescita del fatturato pari al 10 per cento. “Un risultato che è auspicabile e verosimile aspettarsi anche per i prossimi anni e che oggi appare etica e sensata”.
Dietro i risultati economici c’è la storia di un maglificio iniziata nel 1934 a Monza che, nel corso di 90 anni, ha fatto della produzione e lavorazione di cashmere il nucleo centrale di un vero e proprio brand di menswear, core business dell’azienda, e di womenswear. Quasi un anno fa, inoltre, Fedeli ha visto l’ingresso del proprio capitale di Prada e Zegna in qualità di soci di minoranza, nell’ambito di un’operazione che vede la famiglia ancora in possesso del 70% della società.
Tra i cambiamenti che si sono avvicendati in questi novanta anni, c’è l’importanza sempre crescente rivestita dal tema della sostenibilità, a cui Fedeli sembra approcciarsi con pragmatismo. “Cerchiamo di fare quanto possibile nei limiti del nostro mestiere. Abbiamo implementato, per esempio, un impianto fotovoltaico che copre tutta la nostra sede principale (a Monza, ndr) e adesso abbiamo acquistato una nuova struttura che beneficerà dei pannelli solari”. Aggiunge: “Abbiamo eliminato la plastica all’interno dell’azienda, usiamo solo poliestere riciclato così come la carta che impieghiamo nel nostro showroom. Laddove si può, cogliamo tutte le opportunità per essere più sostenibili e sappiamo che i nostri fornitori sono a loro volta sensibili al tema”.