Il marchio di capispalla d’Avenza riparte da Tiggiano, in Puglia, dal suo storico manager Tobia Aulisa. L’ex amministratore della d’Avenza spa dal 2011 al 2016 ha rilevato con la società Massaru i marchi d’Avenza e d’Avenza Roma dal bando d’asta che si è tenuto lo scorso 7 marzo.
Il bando d’asta si è tenuto a seguito del fallimento avvenuto nel 2019 della Brandamour, società proprietaria dei due marchi e che ha segnato l’epilogo di una seri di vicissitudini che hanno coinvolto il marchio d’Avenza. Fondata nel 1957 in provincia di Carrara, l’etichetta ha vissuto un’epoca d’oro arrivando a vestire Marlon Brando in Ultimo tango a Parigi, Sean Connery e Steve McQueen fino agli ex presidenti americani Bill Clinton e George Bush padre e figlio. Nel 1994 la d’Avenza passa nelle mani della famiglia Cecchi di Prato. Nel 2011 viene nominato Tobia Aulisa con l’obiettivo di risanare i conti dell’azienda. Con questo obiettivo, nel 2011 il ramo produttivo dell’etichetta viene venduto a Brunello Cucinelli mentre il marchio d’Avenza passa nel 2016 sotto la società Brandamour, società nata dalla volontà due imprenditori biellesi Nicolò Caneparo e Matteo Tempia Valenta che già aveva il controllo di Lanificio Fratelli Ormazzano e Luigi Botto. Come anticipato, per Brandamour era stata presentata l’istanza di fallimento nel 2019.
“La mia passione per il mondo dei capospalla non è terminata con la vendita di d’Avenza e con Brandamour”, ha raccontato a PambiancoNews Tobia Aulisa. “Ho continuato a seguire questo segmento lavorando in Puglia per una azienda terzista che lavora con le griffe della moda. Con i proprietari abbiamo parlato delle vicissitudini del marchio d’Avenza in fallimento e quando c’è stata la possibilità di acquistarlo, abbiamo dato vita alla società Massaru per poter rilevare il marchio”, ha aggiunto.
I prossimi sei mesi saranno cruciali per definire il business plan del marchio d’Avenza, per il quale Aulisa ha un’idea precisa: “il nostro obiettivo è rilanciarlo nel mondo del lusso ma snellendo rispetto al passato la produzione, pur mantenendo un prodotto intelato. Questo – ha spiegato – consentirà di mantenere un prezzo più interessante e un mercato quindi più ampio”.