Dopo mesi caratterizzati dal segno più, l’export degli orologi svizzeri evidenzia una frenata nel mese di febbraio. A confermarlo sono, come di consueto, i dati della Fédération de l’industrie horlogère suisse: nel mese le esportazioni di segnatempo elvetici hanno infatti registrato un -3,8% rispetto a un anno prima, attestandosi a 2,15 miliardi di franchi (2,24 miliardi di euro). Nei primi due mesi del 2024 l’export è stato di 4,07 miliardi di franchi, con un arretramento, su base annua, limitato allo 0,7 per cento.
A febbraio, quattro tra i primi dieci mercati hanno avuto il segno negativo (Cina, Hong Kong, Regno Unito, Germania), mentre gli altri sei (Usa, Giappone, Singapore, Emirati Arabi Uniti, Francia, Corea del Sud) hanno mantenuto la progressione. L’Italia ha registrato un -17%, scendendo dal decimo all’undicesimo posto come bacino di riferimento per il settore.
Il calo di febbraio, il primo dopo oltre due anni di crescita, ha pesato sulle azioni dei player del comparto. Alla Borsa di Zurigo, in mattinata, il titolo di Swatch Group cedeva il 2,5%, mentre Richemont perdeva oltre il 3 per cento.
Secondo gli analisti di Vontobel, consultati da Radiocor, “la situazione non fa ben sperare per il gruppo Swatch vista la sua forte esposizione nella Cina continentale e nei segmenti di prodotto entry-level e mid-range”. Il 2024 si prospetta quindi come un anno complesso per l’industria orologiera svizzera, soprattutto per i brand più piccoli. Per gli esperti di Ubs, anch’essi contattati da Rediocor, le dinamiche di base del settore rimangono volatili e Swatch e Richemont “continueranno probabilmente a preoccupare gli investitori di fronte alla complessa situazione macroeconomica globale e alle prospettive del settore”. Tuttavia, sottolineano, “è prevedibile che la fascia alta dimostri una relativa resilienza in una situazione macroeconomica più debole”.