Tra le novità dell’edizione corrente di White c’è anche la collaborazione con Unido, l’Organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa dello sviluppo industriale sostenibile. Il progetto, visibile all’interno del percorso espositivo del SuperStudio di via Tortona 27, punta a sensibilizzare sulle opportunità derivanti da una gestione sostenibile del ciclo produttivo come spiega in questa intervista Roberta De Palma, Chief Technical Advisor dell’organizzazione con sede a Vienna
In cosa consiste la vostra partecipazione a White?
In questo caso, Unido si occupa di promuovere dei modelli di business circolari all’interno della filiera tessile del fashion e quindi abbiamo realizzato una serie di progetti, tra cui una che è quella che abbiamo presentato al White, che si concentra sul design circolare e sul trasferimento di competenze alle scuole di moda dei paesi del Nord Africa e in questo caso del Marocco. Abbiamo collaborato con l’Accademia della Moda di Casablanca formando studenti e docenti con l’obiettivo di trasferire competenze specifiche, che a sua volta la scuola ha integrato nel suo curriculum. I ragazzi hanno quindi creato una capsule collection utilizzando le tecniche di design circolare e le pratiche di upcycling, che abbiamo presentato con una mostra fotografica e un documentario nell’ambito di White.
Il passaggio successivo?
Innanzitutto, promuovere queste iniziative all’interno del contesto della moda internazionale. Oggi, infatti, parteciperemo al talk “Tessere il futuro: tra innovazione e nuovi orizzonti di mercato” in calendario a partire dalle 16.30 al Mudec per parlare ad ampio spettro di questa iniziativa ma anche degli altri progetti che Unido sta portando avanti anche in Tunisia ed Egitto. Abbiamo scelto questi paesi, insieme al Marocco, perché sono quelli che effettivamente forniscono la moda italiana e quella europea. In questa direzione va anche la collaborazione che abbiamo fatto con Diesel per la raccolta e valorizzazione dei loro scarti di taglio nell’ambito del programma SwitchMed. Grazie a questa iniziativa, Diesel ha costruito un sistema di riciclo a circuito chiuso dei propri scarti di tessuto, che consentirà all’ azienda di recuperare su base annua circa 16 tonnellate di scarti, come materia prima per la produzione di nuovi jeans
Altre realtà della moda coinvolte nei progetti?
Con la svedese Nudie Jeans abbiamo fatto un progetto simile ma focalizzato sul recupero delle seconde scelte, i cosiddetti deadstock, valorizzandole e trasformandole in tessuti da utilizzare per le collezioni successive. Sono molti i marchi con cui abbiamo messo a punto strategie e penso, per esempio, PVH, Benetton e Hugo Boss con cui abbiamo affrontato il tema dei chemicals. Abbiamo coinvolto una cinquantina di aziende locali che fanno lavorazioni di tintura e finitura in progetti di Capacity Building, trasferendo loro il know-how necessario per gestire le sostane chimiche con il supporto del nostro partner ZDHC – Zero Discharge of Hazardous Chemicals. Il risultato è entusiasmante perché queste realtà sono riuscite ad ottenere la certificazione e di conseguenza sono diventate più attrattive per i brand, innescando un circolo virtuoso di cui ha beneficiato tutto il territorio
Quanto avete stanziato in questi progetti legati al tessile?
Grazie ai fondi della Commissione europea, che ha sponsorizzato l’iniziativa in Tunisia, Marocco ed Egitto, abbiamo investito circa 4 milioni di euro. Un investimento importante, che però ha dato dei risultati ancora più grandi se pensiamo che in termini di investimento su nuove linee di riciclaggio ha generato oltre 100 milioni di investimenti da parte di queste aziende, che adesso hanno iniziato a metter su una vera e propria catena di valorizzazione di questi scarti con conseguente impatto positivo sull’ambiente, sull’occupazione e anche sul Pil. Oggi l’offerta di tessuti con fibre riciclate è largamente insufficiente a soddisfare la crescente domanda delle aziende del fashion, pertanto trasferire le necessarie competenze e favorire gli investimenti affinché’ i paesi fornitori del sistema moda possano valorizzare i gli scarti in nuovi filati e tessuti ha un importanza strategica per garantire un futuro sostenibile al settore tessile.