Kering continua a investire in chiave green e sul suolo italiano. Attraverso la propria società di venture capital Kering Ventures, il colosso del lusso francese ha preso parte a un round di finanziamenti per sostenere l’espansione dell’italiana Mogu, azienda nota anche come Sqim (che diventerà a breve il nome legale dell’azienda, ndr) specializzata in materiali basati sul micelio fungino, l’apparato vegetativo dei funghi.
L’investimento complessivo, che guidato da CDP Venture Capital e co-guidato da European Circular Bioeconomy Fund, è stato di 11 milioni di euro e servirà principalmente a finanziare la crescita delle tecnologie dell’azienda, tra ricerca e sviluppo, e dei suoi due brand: Ephea e Mogu. La somma precisa messa sul piatto dal gruppo d’Oltralpe non è stata resa nota.
“Sono estremamente orgoglioso di ciò che abbiamo appena raggiunto. Il team di Sqim ha lavorato duramente negli ultimi anni con l’obiettivo di dimostrare che innovazione, sostenibilità e industrializzazione possono non solo coesistere, ma addirittura offrire un valore aggiunto a diversi settori se adeguatamente connessi – ha commentato in una nota Stefano Babbini, CEO e co-founder di Squim -. C’è una grande eccitazione intorno al nostro lavoro e sentiamo che stiamo per iniziare un nuovo viaggio. Non c’è dubbio che abbiamo trovato i migliori partner a sostegno del nostro ambizioso piano”.
Fondata nel 2015 con sede a Inarzo (VA), Squim è un’azienda biotecnologica all’avanguardia nell’innovazione dei materiali, che fornisce prodotti sfruttando il potere naturale dei miceli fungini, rivolgendosi principalmente a mercati del fashion&luxury, dell’interior design e dell’automotive.
L’operazione fa eco in realtà a quello che nel 2022 appariva come un calo degli investimenti nel comparto dei materiali next-gen, definizione che include pelle vegana o di origine vegetale e tutte le alternative non plastiche a poliestere e viscosa. Secondo un rapporto pubblicato a febbraio 2022 dal think tank Material Innovation Initiative, infatti, le startup che sviluppano nuovi materiali come lab-grown leather o soluzioni provenienti da piante, microbi e dal micelio, avevano raccolto ‘solo’ 457 milioni di dollari (circa 427 milioni di euro). Un capitale più che dimezzato rispetto ai 980 milioni di dollari del 2021.
La frenata dei materiali bio-based aveva inoltre visto a luglio 2023 il fallimento di Mylo, prodotto dalla startup statunitense Bolt Threads. Progettato per essere un’alternativa al tatto e alla vista molto simile alla pelle di origine animale, Mylo veniva generato a partire dal micelio ed è stato protagonista degli esperimenti eco-friendly di maison quali Stella McCartney, storicamente dalla vocazione green, ed Hermès o colossi dello sportswear come Adidas.