Terzo trimestre critico per il calzaturiero italiano, che archivia comunque nove mesi preceduti da un segno positivo. Incremento, dunque, sia sul fronte del fatturato (+3%) sia su quello, sempre strategico per il comparto, delle esportazioni (+3,2%) nei nove mesi, mentre calano, invece, i volumi venduti, dopo i recuperi del 2021 e del 2022. Le paia vendute all’estero hanno accusato una flessione dell’8,7% rispetto a gennaio-settembre 2022 e quelle sul mercato italiano pari al 3,1 per cento.
È la fotografia scattata dal Centro Studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici, associazione che rappresenta le aziende nazionali del settore, la quale sottolinea il peso della battuta d’arresto rappresentata dal terzo trimestre, chiuso con un -7,2% nelle vendite estere in valore (-12,3% in quantità) e con un -1,5% nella spesa delle famiglie italiane. Da menzionare, inoltre, l’indice Istat della produzione industriale in flessione del -7,4 per cento.
“Dopo una partenza molto positiva, il 2023 – spiega Giovanna Ceolini, presidente di Assocalzaturifici – si è chiuso in frenata anche a causa dei forti aumenti nei costi che hanno inciso sulla marginalità delle imprese. Esaurito il rimbalzo post-Covid, i ritmi di vendita hanno subìto un netto rallentamento che, innescatosi già in primavera, si è reso ancor più evidente nella terza frazione dell’anno. Un trend ampiamente previsto, non certo facilitato dall’incertezza indotta dal difficile contesto geopolitico internazionale in cui, alla guerra tra Russia e Ucraina, si è aggiunto il precipitare degli eventi in Medio Oriente, con rischio concreto di allargamento del conflitto oltre alla debolezza dell’economia in diverse importanti aree del mondo”.
Nel report emerge come, tra i principali mercati esteri, meglio nel complesso l’andamento di quelli comunitari che, pur cedendo il -6,1% in volume su gennaio-settembre 2022, sono cresciuti dell’8,5% in valore, mentre le destinazioni extra-Ue mostrano un arretramento ancor più pesante in quantità (-13,4%), accompagnato da un segno negativo anche in valore (-1,2 per cento).
Accanto alla tenuta della Francia (+1% circa in volume e +17,1% in valore) si conferma la forte contrazione (-32,4% nelle paia e -22,5% in valore) dei flussi diretti in Svizzera, tradizionale hub logistico delle multinazionali del fashion. Sono peggiorate sensibilmente nel terzo trimestre (con cali di oltre il -20%) le vendite verso gli Usa (che nei primi 9 mesi segnano -21,7% in quantità e -7,4% in valore) e la Germania (-16,6% nelle paia e stabile in valore).
Performance “sempre premianti2 in Cina (+17,2% in volume e +12,2% in valore), malgrado un ridimensionamento in valore nella terza frazione (ma il prezzo medio al paio, superiore ai 200 euro, resta di gran lunga il più elevato). In ripartenza Russia e Ucraina (+40% e +88% in valore rispettivamente su gennaio-settembre 2022), “sebbene le vendite in questi due mercati restino ancora al di sotto del periodo pre-bellico”.
Sul fronte nazionale, inoltre, se il 2023 ha visto crescere i flussi turistici, con positive ricadute sullo shopping di stranieri in visita nel Belpaese, gli acquisti di calzature delle famiglie italiane hanno evidenziato “un andamento poco brillante”, chiudendo i primi nove mesi con segni negativi (sia nelle paia, -3,1%, che in spesa, -1,3%) sullo stesso periodo 2022 e, soprattutto, al di sotto del 5% circa a confronto coi livelli pre-pandemici del 2019. Il clima autunnale anomalo, sottolinea lo studio, ha inevitabilmente penalizzato gli acquisti di abbigliamento e scarpe invernali.