Il tessile-abbigliamento si prepara a chiudere l’anno con un risultato positivo, un +3% rispetto al 2022 che porta il turnover del macro settore a sfiorare i 65 miliardi di euro, in sensibile recupero rispetto al pre-Covid quando il giro d’affari si era attestato a 56 miliardi di euro. Tuttavia, il rallentamento della seconda metà dell’anno alimenta le previsioni non rosee per il 2024 che potrebbe addirittura portare ad un’inversione di tendenza. Lo sottolineano i dati raccolti dal Centro Studi di Confindustria Moda e presentati ieri in occasione della conferenza stampa di chiusura d’anno di Smi. Ebbene, secondo il centro studi, “la volatilità macroeconomica internazionale, ma anche l’inflazione crescente, i tassi di interesse elevati e l’incremento dei prezzi, che portano a un calo del potere d’acquisto dei consumatori, fanno ipotizzare anche per il tessile-abbigliamento un avvio 2024 all’insegna di un ulteriore rallentamento della domanda, sia interna che sui mercati esteri, che porterebbe verosimilmente – anche alla luce del raffronto con una prima parte del 2023 ancora in marcata crescita – ad un’inversione del trend positivo registrato degli ultimi anni”.
Preoccupazione emerge anche dalle parole del presidente di Smi, Sergio Tamborini, che spiega: “Per la prima parte dell’anno prevediamo che si ripeterà l’andamento della seconda metà del 2023. Ci troviamo nel mezzo di un momento di riflessione e abbiamo di fronte una polarizzazione dei consumi che ormai sta diventando un tema, con un extra lusso in continua corsa da un lato e un artigianato dall’altro che necessita di una dimensione industriale più grande”. D’altro canto anche i dati del 2023 vanno letti in controluce con una crescita “che si riferisce ai ricavi e non ai volumi”, precisa Tamborini.
Entrando nel dettaglio dei dati congiunturali, i mercati esteri confermano un traino importante per il made in Italy. I primi otto mesi dell’anno vedono un export in crescita del +3,2%, pari a 25,6 miliardi di euro. I primi mercati di approdo si confermano la Francia con un + 12% e la Germania con un + 4,5 per cento. Inoltre, per quanto riguarda il mercato interno, nel periodo che va da gennaio ad agosto analizzando i consumi interni si rilevano primi segnali di indebolimento della domanda. Secondo i dati panel di Sita Ricerca, nel periodo gennaio-settembre 2023 il sell-out di tessile-abbigliamento ha registrato a valore un aumento contenuto al +0,5%, mentre a volume si è rilevata, dopo un biennio con crescite a doppia cifra, una flessione nella misura del -1,5%.
Tra gli argomenti caldi del settore tessile moda c’è il discorso dell’introduzione della “responsabilità estesa del produttore”, il cosiddetto Epr di cui si stanno attendendo i decreti attuativi. “L’Italia avrebbe dovuto applicare il decreto nel gennaio 2022. Come Smi ci siamo attivati subito perché ritenevamo un atteggiamento doveroso da parte del tessile moda che ha la responsabilità sul fine vita degli abiti ed è anche un’occasione per far partire una filiera alternativa”, spiega Tamborini. “Tuttavia la decretazione non è mai uscita per una contrapposizione di interessi verso chi ha in mano il business dei rifiuti, vedi le municipalizzate. Nel progetto del consorzio di Smi Retex.green per la gestione degli scarti tessili abbiamo stanziato due milioni di euro in due anni. Ma la politica è mancata all’appello, aveva la responsabilità di guidare la società. Abbiamo una serie di appuntamenti nelle prossime settimane, continueremo a premere perché si decreti. Stiamo solo chiedendo di metterci nelle condizioni di lavorare”.
Nell’agenda per i prossimi mesi c’è anche il rinnovo contrattuale del sistema tessile moda. “Siamo in fase di agionamento con la controparte sindacale per costruire il nuovo sistema. La nostra intenzione è usare il contratto come strumento perché le fabbriche non vengano scartate dai giovani. Il tessile deve diventare un settore attrattivo per le nuove generazioni