Il primo trimestre del 2023 conferma il trend positivo dell’oreficeria, dell’argenteria, della gioielleria e del cammeo e corallo made in Italy, pur a fronte di un rallentamento. A dirlo sono i dati elaborati per Confindustria Federorafi dal Centro Studi di Confindustria Moda. Il fatturato del segmento aumenta dell’11,3% rispetto allo stesso periodo del 2022: la progressione – spiega la nota – è inferiore rispetto al boom dello scorso anno, ma comunque migliore rispetto ad altri settori manifatturieri del fashion made in Italy. L’indice Istat della produzione industriale – che misura la variazione nel tempo del volume fisico della produzione effettuata dall’industria – nonostante una frenata a marzo (-2,7% tendenziale) ha archiviato i primi tre mesi dell’anno in terreno positivo (+2,3 per cento). Allo stesso tempo conferma le indicazioni degli Associati Federorafi, che segnalano “un rallentamento delle vendite già nel trimestre aprile-giugno, destinato ad accentuarsi nella seconda parte dell’anno, anche per i sintomi di debolezza che stanno emergendo nell’economia mondiale”.
Le vendite all’estero sono salite del +16,6% in valore (2,5 miliardi di euro di beni esportati, operazioni di pura commercializzazione incluse), con un +14,6% anche in termini di quantità. Gli Usa si confermano al primo posto tra gli sbocchi del settore e, malgrado un moderato +5,9% su gennaio-marzo 2022, sono il mercato in maggior espansione nell’ultimo quadriennio. Seguono la Svizzera (+18,3%), gli Emirati Arabi (+11,3%) e la Francia (+18,8%), principale cliente comunitario. Crollano ulteriormente, per il conflitto in atto, le vendite in Russia e Ucraina (-78,2% globalmente).
Tra le tipologie, cresce l’export della gioielleria da indosso (+15,9% in valore nel complesso) grazie soprattutto a quella realizzata in oro (+17,7%) di gran lunga la voce merceologica principale (84% sul totale); quella in argento segna un più modesto +2,2%. Per la bigiotteria, terza voce del comparto per valori assoluti dopo le due precedenti, +27,2 per cento.
A livello distrettuale, la graduatoria esportativa delle province vede al comando Arezzo (+8,4%), seguita da Vicenza (+6,9%), Alessandria (+24,4%) e Milano (+56,2%). Le due province del distretto campano di Napoli-Caserta evidenziano nell’insieme un +24,9 per cento.
Si rafforza il saldo commerciale settoriale (2,1 miliardi di attivo nei primi 3 mesi, +22%), anche per la frenata dell’import (-4,5%) dopo la fiammata del 2022. Il settore registra inoltre una sostanziale stabilità nella demografia delle imprese (con un calo di -37 aziende a fine marzo nel numero delle attive, sceso a 7.001, -0,5% rispetto allo scorso dicembre) e nell’occupazione (salita invece a 32.312 unità, +0,1% tra industria e artigianato).
“Il settore – ha commentato Claudia Piaserico, presidente di Confindustria Federorafi – gode ancora dell’effetto scia del 2022 dove abbiamo raggiunto i record in termini di fatturato e di export che ha superato il 90% del turnover. Mi conforta anche la tenuta dei livelli occupazionali ma dobbiamo rimanere vigili perché negli ultimi mesi c’è già stato qualche segnale di rallentamento del mercato che potrebbe accentuarsi nella seconda parte dell’anno anche per i sintomi di debolezza che stanno emergendo nell’economia mondiale”.
Piaserico ha poi ribadito la necessità di puntare su formazione e comunicazione: “Senza un’adeguata e tempestiva ‘staffetta generazionale’ si corre anche il rischio di un depauperamento della tradizione orafa e del nostro heritage. Questa è l’emergenza nazionale e occorre un intervento governativo per stimolare i ragazzi (e le famiglie) verso i percorsi formativi tecnici”.