Atterraggio sicuro per Pharrell Williams. Al debutto nel menswear di Louis Vuitton, nel primo giorno della Paris fashion week, l’artista e neo-direttore creativo non ha deluso – in parte – le aspettative, mettendo in scena un maxi show autocelebrativo, non tanto del suo ‘operato’ come artista quanto della maison stessa come ‘macchina’ da oltre 20 miliardi di euro di fatturato.
Con ben 45 minuti di ritardo e centinaia di ospiti tra le personalità più influenti della moda e della musica, la sfilata della maison ammiraglia di Lvmh ha visto 76 uscite percorrere la lunghissima e dipinta passerella di Pont Neuf, il ponte più antico di Parigi. Una serie di proposte che hanno spaziato dal tailoring agli indumenti sportivi in chiave preppy, passando per una serie infinita di accessori ‘must-have’.
Ad emergere è stato anche il desiderio del marchio di non voler tracciare una linea troppo discontinua con l’immaginario creato dall’ultimo direttore creativo del menswear, Virgil Abloh, scomparso a novembre 2021. Una direzione creativa che ha portato – in termini di rilevanza stilistica – la griffe al suo apice, con la definitiva ascesa dello streetwear tra le passerelle parigine e la guida di una personalità strettamente legata alla black community e al suo background culturale. Nel tentativo di non deludere quella clientela che ha ammirato l’operato di Abloh, Williams ha infatti attinto dall’archivio del marchio celebrando i neo-battezzati ‘Lvers’ e riportando in grande spolvero il motivo damier (la grafica a scacchiera dipinta anche sul ponte, ndr) ed introducendone una nuova versione, il demoflage (il tradizionale damier mixato al camouflage, che lo stesso designer ha sfoggiato nel suo saluto finale, ndr).
A non convincere a pieno molti degli addetti ai lavori però è stata proprio la grandiosità dello show, che munito persino di un coro gospel e di un’orchestra, tra ospiti che venivano accompagnati in barca alla location e tante celebrity da riempirci l’intero front row, ha in parte gettato in ombra la collezione. Tanto da portarsi a chiedere quanto in realtà conti il prodotto rispetto alla storia e al rumore mediatico che si riesce a cucire addosso ai capi.
Rispetto alla direzione di Pharrell Williams è ancora presto per esprimere giudizi, tra chi ha già trovato nella prima collezione riferimenti all’eredità stilistica di Karl Lagerfeld (ex direttore creativo di Chanel e grande amico del designer americano) e chi rimane scettico sull’approccio di un designer produttore e cantante. Quello che più rimane impresso dopo la prima prova di Williams è però una constatazione della potenza del luxury brand francese, capace non solo di organizzare uno spettacolo senza precedenti ma anche e soprattutto di creare un hype smisurato.