Si chiude con una flessione del 2% l’anno fiscale di Vf Corporation, a quota 11,6 miliardi di dollari di ricavi (circa 10,7 miliardi di euro). Una performance in linea con i risultati del quarto trimestre per il gruppo a stelle e strisce a cui fanno capo brand quali Vans, The North Face e Timberland, che ha archiviato gli ultimi tre mesi dell’anno lo scorso primo aprile con vendite da 2,7 miliardi di dollari, in calo del 3 per cento.
Si conferma primo marchio del portfolio in termini di crescita The North Face, con ricavi nel full year balzati in avanti dell’11%, contro il calo del 12% di Vans. Sul fronte della marginalità, il player statunitense ha registrato nei dodici mesi un utile operativo da 328 milioni di dollari e un utile per azione pari a 0,31 dollari. L’utile netto è ammontato a 118,5 milioni di dollari.
Oltre le aspettative, si legge su Reuters, i profitti del quarto trimestre che, sebbene rappresentino un rosso da 214,8 milioni, ha fatto guadagnare tre punti percentuali in Borsa al titolo di Vf in risposta alla divulgazione dei risultati. Alla base ci sarebbe, spiega l’agenzia di stampa, l’aumento dei prezzi da parte della società per proteggere i propri margini ma la diminuzione dei costi della logistica ha fatto sì che i profitti fossero più alti di quanto atteso.
In generale, la società ha definito i risultati “in linea con le aspettative” e soddisfacenti grazie alla performance di The North Face e al risveglio della Greater China. Benno Dorer, presidente e CEO ad interim, ha commentato: “Abbiamo migliorato in modo significativo le prestazioni della nostra supply chain e il lavoro per trasformare Vans sta procedendo secondo i piani, mentre affrontiamo le note sfide a breve termine. Guardando al full year 2024, sono fiducioso che abbiamo la strategia giusta per migliorare le prestazioni operative e i risultati finanziari”.
L’azienda, infatti, sta attraversando un momento di transizione sia in termini manageriali, da quando Steve Rendle ha lasciato bruscamente il suo ruolo a dicembre, sia sul fronte dei brand, con il turnaround di Vans in corso e guidato dal global brand president del marchio, Kevin Bailey. E poi c’è Supreme, acquisita grazie a Rendle nel mezzo della pandemia e ora al centro dell’interesse degli analisti di Wall Street, con oneri di svalutazione da 313 milioni e 735 milioni di dollari rispettivamente nel quarto trimestre e nel fiscal year.
Intanto, Vf si aspetta dal full year 2024 ricavi invariati o in leggero aumento a cambi costanti, con un calo single digit nel primo quarter a causa “del difficile contesto wholesale negli Usa”. In termini di redditività, stimato un margine lordo in aumento di almeno 100 punti base e un “miglioramento” del margine operativo.
“L’anno fiscale 2024 sarà un anno di progressi – anticipa il CFO Matt Puckett – poiché le iniziative in corso inizieranno a generare risultati. Ci concentreremo sui risultati in un orizzonte a breve termine sempre più difficile. Rimango fiducioso che Vf sia ben posizionata per tornare a una crescita sostenibile e redditizia”.