Thélios, società eyewear di Lvmh, ha presentato a Roma le collezioni autunno 2023 e svelato la nuova identità visiva durante un evento speciale a Palazzo Brancaccio. L’azienda veneta del colosso francese è responsabile delle collezioni eyewear dei luxury brand Fendi, Dior, Celine, Givenchy, Loewe, Stella McCartney, Kenzo, Fred e, a partire dal prossimo gennaio, Bulgari. Ieri, oltre ad esporre le montature degli otto marchi, Thélios ha allestito all’interno dell’edificio dell’800 sul Colle Oppio la seconda puntata del ciclo di conferenze ‘Framing the future of luxury eyewear’ che ha visto confrontarsi il CEO di Fendi Serge Brunschwig, Sara Osculati, chief brand & product officer di Thélios e Luca Solca, managing director luxury goods di Bernstein.
Riguardo ai cambiamenti nel mondo dell’occhialeria di fascia alta, Pambianconews ha chiesto direttamente a Luca Solca quale potrebbe essere lo scenario nel medio termine. “Il luxury eyewear sta cambiando abbastanza, con la decisione di Lvmh e Kering di internalizzare le licenze ci dobbiamo aspettare che la parte più alta del mercato sarà sempre più gestita dai grandi gruppo del lusso, mentre in passato erano licenze di player come Safilo ed EssilorLuxottica“, spiega l’analista. “La logica sarà rendere la distribuzione più qualitativa e quindi ridurla in termini di porte, concentrarla nei negozi di più alta qualità e, parallelamente, occuparsi di gestire direttamente la vendita al consumatore finale soprattutto con gli occhiali da sole che oggi possono essere venduti anche online, mentre per quelli da vista è più complicato. L’altra cosa che penso possano fare, come già accaduto nelle altre categorie di prodotto dove sono entrati direttamente, grazie agli investimenti nella produzione, migliorare ulteriormente il prodotto. Infine, gestire direttamente il budget di comunicazione che nella categoria eyewear è importante, che può coordinarsi con tutto il resto mentre prima veniva gestita dai licenziatari”.
Durante il talk, realizzato in collaborazione con Vogue Business, Osculati ha premesso gli aspetti fondamentali del lavoro di Thélios: la profonda comprensione del Dna di ciascun brand, ovvero “la capacità di capire cos’è una maison e come tradurne i tratti distintivi nell’eyewear, con un continuo ping pong tra lo studio della maison e il nostro team di designer. Ciò che conta quando si lavora in partnership con dieci maison è garantire l’unicità della collezione”. A ciò si aggiungono l’eccellenza della qualità e la centralità del segmento ricerca e sviluppo, “un elemento interessante e divertente, nel gruppo Lvmh si può creare la magia all’interno di discussioni tra tecnici e team creativi che portano un po’ di follia nell’incontro di mentalità diverse, unite dalla voglia di migliorarsi sempre”. La nuova identità visiva di Thélios, oltre all’inedito logo, comprende infatti la specifica ‘Lvmh Eyewear Excellence’.
Brunschwig, da oltre 25 anni all’interno di Lvmh iniziando da Louis Vuitton e proseguendo poi da Celine, Sephora e Dior prima di approdare alla casa di moda, ha ricordato più volte il piccolo atelier romano della famiglia Fendi in via del Plebiscito in cui creatività, eccellenza e imprenditorialità hanno dato vita al luxury brand oggi conosciuto in tutto il mondo. “Dalla tradizione inaugurata dalle sorelle Fendi e da Karl Lagerfeld (direttore creativo per oltre 50 anni, ndr) siamo arrivati oggi a questa maturità portata avanti da Kim Jones (direttore creativo womenswear) pur mantenendo l’aspetto familiare, lavorando con la quarta generazione Fendi. La chiave giusta è prendere sempre le cose sul serio, chiedersi dove sono gli artigiani, come si garantisce che si darà lo stesso approccio all’eyewear utilizzato per le borse e altri prodotti di lusso. A Longarone (sede dell’headquarter di Thélios, ndr) lavoriamo con designer, progettisti e tecnici, c’è uno scambio che rende i modelli intrisi del nostro spirito”, ha spiegato il CEO.
Le strategie retail sono state il fulcro della discussione: “Noi non vendiamo semplicemente occhiali ma proponiamo un sogno ai nostri clienti – ha affermato Osculati – a volte è più difficile farlo in un multibrand che in una boutique ma chiediamo nel potere del merchandising visivo, nei corner, nei pop-up, nelle vetrine che aiutano a vendere il sogno, insistiamo per avere corner istituzionali della maison all’interno dei rivenditori perché crediamo si mostri meglio la collezione e si aiuti a comprenderla di più. Per spingere il merchandising visivo incoraggiamo il potere delle immagini, che il team della maison fornisce, creando un legame tra la maison e il settore eyewear”.
“La nuova capacità di comunicare in modo omnichannel – ha fatto presente l’AD di Fendi – ha aumentato l’autonomia della comunicazione, ha allargato la rete di prima con una serie di possibilità pressoché infinita, sviluppando procedimenti che ci permettono di arrivare al cliente dalla radice. Penso al negozio di via del Plebiscito dove chi progettava e produceva vendeva anche il prodotto. Quanto possiamo avvisarci a quell’esperienza primitiva? Cerchiamo di farlo nei nostri store ma quando si parla della distribuzione negli ottici siamo selettivi, è importante lavorare con la crème de la crème, ci deve essere un’ottima presentazione dei brand e una cura costante della relazione con le persone. Questo fa la differenza con l’online, è importante la narrazione portata avanti dai rivenditori oltre al logo che compare sull’immagine, sul prodotto, il consumatore incuriosirsi”.
“La narrazione è una responsabilità importante che dobbiamo assumerci. Da Thélios ci concentriamo molto sulla formazione, l’anno prossimo sarà uno dei principali focus dell’azienda, formare i nostri clienti sull’identità, il sogno e l’esperienza della maison. Non possiamo avere una gestione dei clienti finali ma vogliamo creare un’esperienza senza frizioni, nel marketing lavoriamo molto con l’attivazione digitale tra cui realtà aumentata, rendering in 3D dei prodotti e filtri che possiamo adattare ai vari social network, ciò ci aiuta a raggiungere il target più giovane. I partner devono conoscerci bene così possono ascoltare il cliente che ci scopre via social, devono sapere cosa facciamo a livello digitale”, ha concluso Osculati.
Bernstein ha parlato dell’espansione che Fendi sta portando avanti negli ultimi mesi: “La fascia più alta della popolazione si è arricchita e quindi stiamo investendo nei nostri brand per poter soddisfare queste persone. L’anno scorso abbiamo perso due nuovi impianti e stiamo per aprirne un altro in Toscana il 15 giugno durante Pitti Uomo, inoltre porteremo a Fermo le calzature, poi investiremo nella maglieria. Per quanto riguarda i rivenditori stiamo aprendo nuovi store, due nuovi a Seoul e Tokyo. Senza contare i continui investimenti nella comunicazione”.
“Guardiamo all’impatto della pandemia sul settore del lusso – ha riflettuto Solca -, dopo un periodo molto breve di calo ha avuto un rimbalzo forte, il 2021 e 2022 sono stati fantastici, c’è stata una sorta di sollievo generale. C’è stata una maggiore disponibilità a spendere, basti vedere anche nel segmento della ristorazione e dei servizi, le società di beni di lusso crescono. C’è anche dinamicità nella spesa di alcuni settori, tra cui l’occhialeria, dagli anni 90 a oggi. Ad esempio vediamo che la crescita è aumentata del 2,6% nei settori più alti mentre in quelli più bassi è stata inferiore, tutto ciò ha favorito il settore più alto dei servizi”. L’analista ha anche fatto cenno all’importanza del ‘Client telling’, ricordando la rivoluzione digitale spinta dal lockdown durante il quale i brand hanno comunque contattato i propri clienti pur avendo i negozi chiusi.
Dopo Roma e New York, città che ha ospitato la prima conferenza lo scorso marzo, Thélios allestirà un terzo talk il prossimo settembre a Parigi.