Ammonta a 250 milioni di dollari la cifra versata da un gruppo di marchi, capitanato da H&M e Lululemon, al Fashion Climate Fund in capo all’Apparel Impact Institute (Aii) di San Francisco. Si tratta di un’organizzazione nonprofit nata nel 2017 allo scopo di accelerare le azioni per contrastare i cambiamenti climatici e per la realizzazione di soluzioni sostenibili per l’industria della moda.
La somma, si legge, servirà a “identificare, investire, scalare e misurare soluzioni a impatto verificato per decarbonizzare e modernizzare le supply chain dell’industria della moda”.
Tra i primi finanziatori c’è anche la Schmidt Family Foundation, creata dal presidente esecutivo di Google. Questo modello di finanziamento collaborativo che unisce la filantropia alle entità aziendali punta a dimezzare le emissioni di carbonio del settore entro il 2030.
Secondo un recente rapporto di Aii e del World Resources Institute, il 96% delle emissioni dell’industria della moda proviene da aziende agricole e fabbriche di terzi, condivise da tutto il settore e ritenute troppo rischiose per marchi, retailer o fornitori tradizionali di capitali per effettuare i necessari aggiornamenti e revisioni.
Il Fashion Climate Fund si pone come obiettivo fornire finanziamenti programmatici per interventi lungo tutta la catena di fornitura: transizione verso le energie rinnovabili, accelerazione nei materiali di nuova generazione, scalabilità dei materiali e delle pratiche sostenibili, eliminazione del carbone nella manifattura e miglioramento dell’efficienza energetica.