Anche Under Armour patisce la crisi sul fronte cinese e l’arrancare della supply chain. Come la competitor europea Adidas, anche l’azienda di sportswear americana ha chiuso il 31 marzo un primo trimestre 2022 sofferente, con un conseguente tracollo del suo titolo in Borsa, in calo anche questa mattina del 23 per cento. Si tratta della flessione più drastica dal 2017 per l’azienda Usa, che ha registrato vendite sottotono e una perdita inattesa.
Nei tre mesi i ricavi di Under Armour sono ammontati, aumentando del 3% su base annua, a 1,3 miliardi di dollari (circa 1,2 miliardi di euro), di cui 829 milioni derivati dal canale wholesale e 441 milioni derivanti dal retail. Critico il versante della redditività, con un perdita da quasi 60 milioni di dollari contro i profitti pari a 77 milioni di dollari registrati nell’analogo periodo dello scorso anno.
Relativamente alle aree geografiche, prevedibilmente deludente il fronte dell’Asia-Pacifico, con vendite in calo del 14% nel quarter. In flessione anche l’America Latina (-6%), mentre cresce l’area Emea (+18%) e, sebbene meno sensibilmente, il Nord America (+4%).
A fronte del travagliato panorama attuale, l’azienda mostra cauto ottimismo per il prossimo futuro: “Mentre le sfide dello scenario globale e il nuovo impatto del Covid-19 in Cina si normalizzano – ha commentato il presidente e CEO Patrik Frisk – siamo fiduciosi che la forza del marchio Under Armour, unita alla nostra potente strategia di crescita, ci posizioni bene per offrire agli azionisti rendimenti sostenibili a lungo termine”.
Come annunciato nel febbraio 2021, Under armour ha cambiato il termine del suo anno fiscale dal 31 dicembre al 31 marzo. Dopo un periodo di transizione di tre mesi (1 gennaio – 31 marzo 2022), l’anno fiscale 2023 dell’azienda andrà dal 1° aprile 2022 al 31 marzo 2023.
Per quello che sarà l’anno fiscale 2023, dunque, il management attende ricavi in aumento dal 5% al 7% rispetto al periodo di riferimento comparabile, stimandoli a 5,7 miliardi di dollari, riflettendo un tasso di crescita a una sola cifra in Nord America e sostanzialmente flat per il business internazionale. Restano un’incognita gli intoppi nella logistica lungo la catena di approvvigionamento e la situazione sanitaria in Cina, da cui dipenderanno le sorti del fiscal year.