È Gucci ad alimentare il 2021 di Kering, numero due del lusso mondiale, che in mattinata ha acceso la performance del settore in Borsa. Nei dodici mesi le vendite di Kering hanno sfiorato i 18 miliardi di euro, in aumento del 35% a cambi correnti sul 2020 e con un balzo del 13% sul 2019. Il risultato operativo ricorrente del gruppo è balzato da 3,1 a 5 miliardi di euro year-over-year, superando anche i 4,7 miliardi del 2019 e i 4,77 miliardi stimati dagli analisti di Bloomberg. L’incidenza sulle vendite è del 28,4 per cento. Nel solo quarto trimestre, le vendite del colosso parigino hanno toccato i 5,4 miliardi di euro, in crescita del 35,1% sul 2020 e con un +25% rispetto al pre-Covid.
Il full year restituisce al gruppo il segno più in tutti i canali di vendita, con il retail a +40% sul 2020 e a +18% sul 2019 (all’interno di questo dato spicca il +55% dell’e-commerce, che ha superato i 2 miliardi di euro e che oggi genera il 15% dei ricavi di Kering) e il wholesale a +17% sullo scorso anno. In un confronto con la fase pre-pandemia, il wholesale perde 3 punti percentuali, in linea, spiega Kering, “con l’approccio sempre più esclusivo del gruppo alla distribuzione”.
Guardando alle singole maison, nel 2021 Gucci si riappropria, dopo un Q3 in frenata, del titolo di ‘star’ del gruppo guidato da François-Henri Pinault, con oltre 9,7 miliardi di ricavi annuali (+30,8% sul 2020; +10% sul 2019) e vendite per oltre 3 miliardi nel quarto trimestre 2021 (+34,6% sul 2020; +25% sul 2019). Il balzo di Gucci, riflette Bloomberg, è “quasi il doppio delle aspettative di crescita degli analisti”. La performance è da considerarsi particolarmente incoraggiante, poiché a Gucci fanno capo (dati Reuters) il 60% dei ricavi di Kering e il 70% dei profitti. La crescita del turnover di Gucci, ha ribadito Luca Solca, analista di Sanford C. Bernstein a Bloomberg, “è importante in quanto interrompe alcuni trimestri di performance meno brillanti rispetto ai competitor”. Ad oggi, le aree geografiche con una maggior incidenza sul giro d’affari del marchio ammiraglio di Kering sono l’Asia-Pacific (44%), il Nord America (27%) e l’Europa occidentale (17 per cento). Il risultato operativo (recurring operating income) di Gucci è pari a 3,7 miliardi di euro (+ 42%), per un’incidenza sulle vendite pari al 38,2 per cento.
In scia a Gucci, si conferma il momento positivo di Yves Saint Laurent e Bottega Veneta. Il fatturato di Yves Saint Laurent ha guadagnato 45 punti percentuali a 2,52 miliardi di euro, con un Q4 che ha visto un’accelerazione del 47% annuo. La griffe affidata alla creatività di Anthony Vaccarello ha così raggiunto un reddito operativo di 715 milioni di euro, portando il margine operativo a un record del 28,3 per cento. Bottega Veneta nell’anno fiscale ha superato quota 1,5 miliardi di euro (+24%), in crescita del 32% anche rispetto ai livelli pre-Covid, beneficiando della forte progressione del retail e di una buona tenuta del wholesale. Nel Q4 Bottega Veneta segna un +14 per cento.
“Nel 2021- si legge nella nota di Kering – gli altri marchi del gruppo hanno confermato un buon trend di crescita, con un fatturato di 3,264 miliardi di euro (+43% a tassi correnti e +44% a tassi comparabili). Anche nel 2021 la crescita è stata trainata in particolare dal successo di Balenciaga e Alexander McQueen, che hanno registrato ottime performance”. Nel segmento della gioielleria, i brand Qeelin, Pomellato e Boucheron hanno performato “oltre le attese”.
Si è chiuso infine con vendite per 599 milioni di euro il 2021 di Kering Eyewear*, che mette a segno un +50% sul 2020, con il consolidamento dell’acquisizione di Lindberg.
Soddisfatto il chairman e CEO François-Henri Pinault: “Nel 2021 Kering ha realizzato delle performance eccellenti, consolidando ulteriormente la sua posizione di spicco nel settore del lusso. Grazie alla loro capacità di unire autenticità e creatività, tutte le nostre maison hanno conseguito una solida crescita delle loro vendite, oltre i livelli del 2019, rafforzando al contempo l’esclusività della loro distribuzione e la loro brand equity”.
“Tutti i nostri brand – ha concluso il numero uno di Kering – sono più forti che mai e siamo fiduciosi di poter estendere al 2022 e agli anni successivi le performance dello scorso anno “.
Il CFO di Kering, Jean-Marc Duplaix, ha aggiunto che il gruppo punta alla crescita organica e allo sviluppo delle sue controllate, ma è ben posizionato per perseguire acquisizioni, forte di un bilancio sano e di un “debito praticamente pari a zero”.
In mattinata le azioni di Kering guadagnavano oltre 6 punti percentuali alla Borsa di Parigi, portando a una tendenza rialzista anche i titoli di Lvmh, Richemont e delle italiane Moncler, Tod’s e Brunello Cucinelli.
*Kering Eyewear ha precisato che il 2021 si è chiuso con vendite per 706 milioni di euro (599 milioni di euro al netto delle royalties e delle vendite infragruppo), a +50% a tassi correnti sul 2020, con il consolidamento dell’acquisizione di Lindberg.