In Italia è entrato in vigore, dal primo gennaio 2022, l’obbligo di raccogliere in modo differenziato i rifiuti tessili. Attraverso il decreto legislativo 116/2020, infatti, il governo ha anticipato di tre anni l’attuazione di uno dei decreti contenuti nel “Pacchetto di direttive sull’economia circolare” adottato dall’Unione europea nel 2018. Questo stabilisce obiettivi vincolanti per il riciclo dei rifiuti e la riduzione del numero delle discariche entro il 2025.
La decisione di anticipare l’obbligo, assunta nel settembre 2020, ha suscitato reazioni diverse tra gli operatori del settore: alle potenzialità del nuovo vincolo si affiancano infatti aspetti ancora da implementare per rendere possibili raccolta e riciclo. I Comuni che non hanno un sistema di raccolta del tessile saranno dunque obbligati ad avviarlo. “L’Anci – si legge su La Repubblica -, Associazione nazionale dei Comuni italiani che dovranno avviare un sistema di raccolta laddove non sia presente, fa sapere che sulla questione presenterà un emendamento al Dl Milleproroghe approvato dal Cdm lo scorso 23 dicembre, chiedendo che l’obbligo venga posticipato almeno di un anno perché la normativa non sarebbe chiara e mancherebbero le linee guida del Ministero della transizione ecologica“.
Il portale Altreconomia precisa inoltre che Anci Lombardia (che nel febbraio 2021 aveva inviato una circolare informando i Comuni della Regione sull’entrata in vigore del decreto) ha sottolineato che “la situazione normativa non è chiara”. Ha aggiunto, riportando i dati elaborati da Arpa Lombardia sul 2019, che il 68% dei Comuni già dispone di un servizio di raccolta differenziata del tessile. Anche l’associazione Comuni virtuosi, rete di 90 Comuni distribuiti in tutte le Regioni che propongono una gestione sostenibile dei propri territori, ha detto ad Altreconomia che la maggior parte di loro già effettua la raccolta e che non sono previsti sostanziali cambiamenti in vista del prossimo gennaio.