La moda italiana alza la testa dopo l’anno della crisi pandemica. Ma i livelli pre-Covid sono ancora lontani. È questo lo scenario tratteggiato da Confindustria Moda, la federazione dei settori Tessile, Moda e Accessorio in occasione della settima indagine relativa all’impatto della pandemia sulle imprese del settore, relativa ai risultati del terzo trimestre 2021 e alle previsioni annuali.
Le stime dell’associazione delineano, nel trimestre, una crescita del comparto pari al 18,1% su base annua e un aumento degli ordini del 21,3 per cento. Inoltre, sottolinea lo studio, per la prima volta da quando è stata avviata la rilevazione, nel terzo trimestre 2021 la quota di aziende a campione che ha fatto ricorso agli ammortizzatori sociali risulta lievemente minoritaria, pur attestandosi su livelli alti (49%), in calo rispetto al 65% del secondo trimestre.
Dai primi nove mesi dell’anno (gennaio-settembre 2021), emerge un recupero in termini del fatturato, rispetto al medesimo periodo del 2020, che si attesta al +23%, con un gap però ancora superiore al 10% sul 2019 pre-pandemia. Proprio rispetto a due anni, infatti, il 39% delle aziende afferma di aver assistito a una crescita del fatturato, l’8% è sui livelli di allora e il 53% non ha ancora ripianato il divario coi livelli pre-Covid.
Riguardo all’export, nei primi otto mesi dell’anno ha messo a segno un progresso del 26,2% sul medesimo periodo del 2020, arrivando a circa 42,7 miliardi di euro.
“Nonostante le grandi difficoltà che il nostro settore ha affrontato lo scorso anno, il tessile, moda e accessorio segna a oggi una ripresa molto positiva – commenta Cirillo Marcolin, presidente di Confindustria Moda – anche se ancora non del tutto sufficiente per tornare ai livelli pre-pandemici. Il percorso per il rilancio dell’industria Tma made in Italy presenta già nuovi ostacoli, a partire dal forte aumento dei costi di materie prime ed energia. Anche il virus non è sconfitto del tutto, e timori su possibili nuove restrizioni al turismo rappresentano un’ulteriore minaccia per la ripresa. Nei prossimi mesi, tutto il nostro settore dovrà impegnarsi per cogliere le opportunità del Pnrr per affrontare al meglio le sfide del futuro”.
All’orizzonte, quindi, oltre all’incognita dell’emergenza sanitaria, anche gli impacci che minano la supply chain. Secondo i dati emersi dalla ricerca del Centro Studi di Confindustria Moda, il 70% delle aziende prese a campione sottolinea un ulteriore aumento dei prezzi delle materie prime nel corso del terzo trimestre rispetto ai mesi precedenti, e ben l’87% del panel ritiene che la fiammata dei prezzi impatterà sulla ripresa. Analoga preoccupazione per gli aumenti dei costi dell’energia: il 78% ritiene che andranno a condizionare il percorso di recupero delle aziende.
Le previsioni per la conclusione del 2021 sono comunque moderatamente ottimiste, con un recupero medio annuo per il settore previsto nell’ordine del 20,6%, ovvero un incremento di poco superiore ai 15 miliardi di euro e quindi vendite complessive da 90,4 miliardi. Un recupero importante ma ancora distante dal 2019 (-8%).