In Italia l’industria dell’arte genera un volume d’affari pari a 1,46 miliardi di euro, con un impatto complessivo economico di 3,78 miliardi di indotto nel nostro paese che si traduce in un effetto moltiplicatore pari a circa 2,6 volte, oltre a dare lavoro a circa 36 mila addetti nell’intera filiera produttiva.
Questa è l’istantanea emersa dalla ricerca “Arte: il valore dell’Industry in Italia” effettuata dall’Osservatorio Nomisma promossa dal Gruppo Apollo, con la collaborazione di Intesa Sanpaolo, presentato oggi a Roma al centro congressi Palazzo Rospigliosi, alla presenza del Ministro della Cultura, Dario Franceschini.
A generare questa ricchezza, secondo lo studio, sono circa 4 mila tra gallerie d’arte moderna e contemporanea, antiquari e case d’asta, attori che operano nel variegato mosaico artistico italiano, composto anche da antiche e moderne professionalità come quelle dei restauratori, consulenti, operatori della logistica, le compagnie di assicurazione, le fiere nazionali e internazionali e il mondo dell’accademia.
Negli ultimi anni, prima dell’emergenza sanitaria, il numero degli attori si è assottigliato a fronte però di un aumento del fatturato complessivo. Nel 2019 operavano in Italia 1.667 gallerie, 610 unità in meno rispetto al 2011; situazione simile a quella degli antiquari, che da 1.890 nel 2011 sono diventati 1.593 nel 2019. Tuttavia, le transazioni hanno avuto un balzo in avanti del 2%, rispetto al 2011.
Per contro la pandemia Covid-19 ha accelerato alcuni processi già in atto nel settore, come la specializzazione e la digitalizzazione e, in questo contesto, ad emergere sono le imprese più virtuose e competitive, in grado di specializzarsi e adattarsi alle nuove esigenze del mercato nazionale e internazionale.
La survey realizzata da Nomisma amplia l’analisi a tutti i settori di fornitura e di servizi per il mercato dell’arte, quali la logistica, le assicurazioni, le fiere, che danno visibilità al Paese in ambito nazionale e internazionale. È questo il caso delle imprese che si occupano di logistica dell’arte, un segmento da 70 milioni di euro nel 2019, duramente colpito dalla pandemia, che ha sofferto nel 2020 un crollo di fatturato tra il 70% e il 90%. Le polizze d’arte – mercato che a livello mondiale è stimato in 2,3 miliardi di dollari – l’Italia è ai primi posti in Europa dopo Regno Unito, Germania e Francia.
L’uscita di UK dall’Unione Europea potrebbe far emergere tra gli attori principali Parigi, sia per l’Art Market, sia per l’Art Insurance Market. Le assicurazioni dell’arte, contando su uno stock di opere stabile da assicurare, hanno risentito in misura minore della situazione pandemica, rispetto, ad esempio, agli eventi fieristici, vietati dalle misure di emergenza sanitaria per contenere il virus.
Infine le fiere d’arte con un ’indotto diretto, da parte delle principali manifestazioni d’arte in Italia, pari a 68,1 milioni di euro nell’era pre-Covid. Il più importante apporto giunge da Mercanteinfiera, Parma, che complessivamente contribuisce per 25,6 milioni di euro. Segue Miart, Milano che genera un indotto pari a 9,1 milioni di euro e del BIAF, Firenze (con 7,8 milioni di euro), la mostra di arte italiana antica più importante del mondo.
Se consideriamo poi le vendite a valore delle opere d’arte a livello europeo, la ricerca segnala che l’Italia rappresenta il 2% del mercato, quota che sale al 6% con l’uscita di UK dall’UE. L’augurio che è emerso durante il convegno è che il nostro paese possa migliore ulteriormente la propria quota nel segmento e non rimanere fanalino di coda della Francia.
Quali le sfide per il futuro? La maggioranza degli operatori fa presente che l’attuale sistema fiscale e l’eccessiva burocrazia relativa alla circolazione internazionale dei beni (in ingresso ed in uscita dall’Italia) costituiscano i principali elementi che limitano lo sviluppo dell’industria nel nostro Paese. Segue poi la formazione che necessita di una strategia di lungo periodo pianificata a livello nazionale, in grado di formare nuove figure professionali.