La domanda globale di abbigliamento di fabbricazione cinese è aumentata nei primi quattro mesi dell’anno, raggiungendo i 44,41 miliardi di dollari (poco più di 36 miliardi di euro). A dirlo sono i dati della General Administration of Customs cinese (amministrazione generale delle dogane del Paese), evidenziando un aumento del 51,7% su base annua.
Da gennaio ad aprile, le esportazioni cinesi di filati tessili, tessuti e prodotti correlati hanno totalizzato oltre 43,96 miliardi di dollari, con un aumento del 18% su base annua.
“Mentre le principali economie di consumo occidentali emergono dalla pandemia pronte a spendere in moda e categorie correlate – si legge su Business of Fashion -, la catena di approvvigionamento cinese sta svolgendo un ruolo chiave nel portare questi prodotti sul mercato. Ma questo aumento della domanda, insieme agli aumenti dei prezzi delle materie prime e ai colli di bottiglia logistici, sta rendendo difficile per i diversi player mantenere i prezzi sotto controllo”.
In tema di bilancia commerciale, nelle scorse settimane i dati dell’Agenzia Ice confermavano il ruolo della Cina come cardine per l’export mondiale di moda e del lusso, soprattutto in questa fase di revenge spending post pandemia globale. Già i risultati delle trimestrali dei principali gruppi del fashion e luxury avevano evidenziato questo rimbalzo. I dati raccolti da Ice sulla base delle informazioni della dogana cinese fotografano una situazione eccezionale per la moda made in Italy in avvio d’anno. L’incremento delle importazioni di prodotti fashion dall’Italia è passata da 737 milioni di dollari del primo trimestre del 2020 agli attuali 2 miliardi di dollari (circa 1,64 miliardi di euro) con un surplus di 1,3 miliardi di dollari che, in termini percentuali, significa una crescita del 175 per cento.