Investitori e business mondiale, ieri, hanno visto addensarsi qualche ombra sulle prospettive di ripresa della Cina. Ma i timori non hanno riguardato il mondo del lusso. Ad aprile, infatti, le vendite al dettaglio nel Paese sono cresciute del 17,7% su base annua, in netto rallentamento rispetto al mese di marzo (+34,2 per cento). I dati pubblicati dal National Bureau of Statistics (Nbs) cinese sono inoltre assai lontati anche dalle aspettative degli analisti sentiti da Reuters, i quali si aspettavano una crescita del 24,9% per aprile. Nei primi quattro mesi del 2021, le vendite al dettaglio di beni di consumo nell’Ex Celeste Impero sono aumentate del 29,6 per cento.
Non si ferma però la corsda di alcune categorie di prodotto, come l’abbigliamento e i gioielli. Indumenti, calzature, cappelli e maglieria segnano infatti un +31,2 % ad aprile e un +48,1% nei primi 4 mesi dell’anno. Ancora più vistoso il balzo dei preziosi (gioielli in oro e argento, nella voce di NBS), che ad aprile hanno evidenziato un +48,3%, mentre nel primo quadrimestre 2021 le loro vendite crescono dell’81,5 per cento. Le due categorie sono quelle che hanno meglio performato in aprile, e tra le migliori (la moda, in questo caso, è superata solo dalle auto) nei primi 4 mesi 2021.
“La Cina sta ancora assistendo a una ripresa squilibrata, poiché l’occupazione, il reddito delle famiglie, i consumi, gli investimenti manifatturieri, il settore dei servizi e le imprese private devono ancora tornare al livello pre-pandemia”, ha spiegato alla Cnbc Bruce Pang, head of macro and strategy research dell’istituzione finanziaria China Renaissance.
Le vendite online di beni di consumo sono aumentate del 23,1% durante i primi quattro mesi del 2021 rispetto a un anno fa, un ritmo più lento rispetto al tasso di crescita del 25,8% dei primi tre mesi dell’anno. Il National Bureau of Statistics non ha reso noti i dati, relativi al digitale, per i singoli mesi.
In un rapporto trimestrale di politica monetaria pubblicato la scorsa settimana, la People’s Bank of China ha segnalato la limitata spesa dei consumatori del Paese come un’indicazione che le basi della ripresa economica cinese “non sono ancora solide”, un punto che ieri il National Bureau of Statistics ha ribadito.
Altri dati relativi ad aprile hanno mostrato una crescita costante nei settori diversi dal consumo: la produzione industriale cinese è, ad esempio, aumentata del 9,8%, in linea con le stime di Reuters, mentre gli investimenti (fixed asset investment) per i primi quattro mesi dell’anno sono aumentati del 19,9%, leggermente al di sopra del 19% previsto sempre da Reuters. All’inizio di questo mese, l’agenzia doganale cinese ha dichiarato che le esportazioni sono cresciute del 32,3% ad aprile year over year.
Negli scorsi giorni, i dati dell’Agenzia Ice confermavano il ruolo della Cina come cardine per l’export mondiale di moda e del lusso, soprattutto in questa fase di revenge spending post pandemia globale. Già i risultati delle trimestrali dei principali gruppi del fashion e luxury avevano evidenziato questo rimbalzo. I dati raccolto da Ice sulla base delle informazioni della dogana cinese fotografano una situazione eccezionale per la moda made in Italy in avvio d’anno. L’incremento delle importazioni di prodotti fashion dall’Italia è passata da 737 milioni di dollari del primo trimestre del 2020 agli attuali 2 miliardi di dollari (circa 1,64 miliardi di euro) con un surplus di 1,3 miliardi di dollari che, in termini percentuali, significa una crescita del 175 per cento.