Nel 2015 i consumi online nel comparto del settore dei luxury goods market ammontavano ‘solo’ a 17 miliardi di euro. Nel 2020 il dato relativo all’online è esploso anche nel lusso, mettendo a segno una crescita del 50% rispetto al 2019, per un valore pari a 49 miliardi di euro, con una quota sul totale delle vendite di alta gamma in crescita dal 12% del 2019 al 23% del 2020. Le prospettive sono fortemente orientate sull’online: si attende, infatti, che si arrivi a 105-115 miliardi nel 2025, “circa un terzo del mercato del mercato dei beni di lusso personali, segno che l’esplosione digitale possa continuare”, sottolinea Luca Solca, Senior Research Analyst, Global Luxury Goods Bernstein. Le stime sono state presentate in occasione di Altagamma retail insight 2021 che ha fotografato la situazione del retail mondiale e i grandi cambiamenti che sta vivendo il settore.
“Il Covid ha impattato su nostro settore in modo molto serio, con un calo del 20% circa di mercato beni personali di lusso e diverse asimmetrie a livello di settori e aree geografiche”, ha commentato Matteo Lunelli, Presidente Altagamma. “Le imprese italiane stanno attuando una profonda trasformazione del loro modello di business in ottica digitale e questo tocca molto anche il retail, in particolar modo dopo l’accelerazione del 2020 dovuta a Covid-19. Si tratta di grandi investimenti che richiedono solidità finanziaria e competenze specifiche. Il PNRR e i 14 miliardi dedicati proprio alla Transizione 4.0 saranno in tal senso – e ce lo auguriamo – un supporto concreto anche alle imprese eccellenti del made in Italy”.
Secondo Solca, “Covid e accelerazione verso il digitale stanno rendendo ancora più sfidante una situazione che già vedeva i marchi del lusso impegnati nel mantenere il traffico all’interno dei negozi. Negli ultimi anni sono stati diverse le soluzioni messe in atto, dalla diversificazione ai pop up store o ai servizi. Ma sono attività che implicano una ulteriore escalation di costi fissi, che rende difficile il tutto per le aziende italiane, generalmente costituite da piccole e medie imprese”. La rivoluzione sta contribuendo a consolidare il multibrand retail digitale che, in termini di flusso, è dominato da pochi nomi: “Nella classifica per traffico online Farfetch, Mytheresa, Net-a-Porter o Lyst sono davanti a grandi magazzini fisici, tranne Macy’s e Nordstrom. Significa che non sono solo preponderanti sul digitale, ma anche sui grandi magazzini fisici”.
Il futuro potrebbe portare a un cambiamento radicale dello scenario retail. Da una parte il wholesale tradizionale, ovvero le boutique multibrand, si trovano davanti un futuro in qualche modo incerto. “I grandi marchi hanno puntato su una forte riduzione a canale wholesale, rimpiazzandolo con concessioni digitali. Per i brand rappresenta un vantaggio anche finanziario perché, laddove vendevano a prezzo wholesale, con la concessione digitale possono incassare il prezzo retail meno costo concessione piattaforma”. L’altro aspetto potrebbe essere quello di un crollo del fenomeno del parallelo di alcune boutique multibrand. “Lo spostamento verso le concessioni digitali riduce anche problema del comparto delle boutique multimarca indipendenti che si erano trasformate in veicoli di attività parallela”.
“Questo però – aggiunge Solca – funziona se il marchio è grande e ha capacità di attirare il traffico. Se si è piccoli diventa invece un ulteriore svantaggio strategico e la sfida dei brand, in questo caso, sarà cercare di diversificare proprio ruolo in spazio competitivo per evitare di entrare nella parte bassa della classifica”.