Cosa c’è dietro il fenomeno della moda green? Quanto può valere? Che ruolo ha la componente circular? E quali possono essere i drivers? Sono alcuni dei temi di un’analisi realizzata da PwC , attraverso fonti proprie e per Pambianco. È questo quanto emerge da una analisi svolta da PwC per Pambianco, attraverso l’utilizzo di fonti proprie e di altre fonti.
L’assunto è il mercato della moda sostenibile, secondo le stime, sia destinato a superare il raddoppio nel giro di una decina d’anni.
Una ‘moda’, quella della moda green, sospinta da diversi fattori. In primis i consumatori, soprattutto i più giovani, che sono il motore principale della crescita delle imprese (nel 2020, il 63% dei consumatori hanno scelto prodotti sostenibili, contro il 29% nel 2019); le iniziative governative, che sono uno dei principali fattori che hanno influenzato la transizione al mercato sostenibile. Per esempio, nel 2019, il governo francese ha annunciato la decisione di rendere Parigi la capitale mondiale della moda sostenibile entro il 2024, mentre nel febbraio 2020 ha approvato un regolamento che impone alle aziende di abbigliamento del paese di seguire circa 100 disposizioni di sostenibilità, tra cui il divieto di distruzione di beni invenduti.
Ma non solo, anche le decisioni di allocazione del rischio basate sui fattori esg (Environmental, social and corporate governance) da parte di banche e investitori stanno iniziando a influenzare la capacità di rifinanziamento delle società. Come spiegato da PwC, crescenti considerazioni Esg nelle decisioni di prestito e investimento delle banche, oltre ad avere un impatto sul credit rating, hanno anche influito sulla capacità di alcuni corporate borrowers di ottenere capitali e finanziamenti. Secondo i sondaggi, un numero significativo di banche ha incluso considerazioni Esg nei propri risk management frameworks e un numero crescente di fondi sta adottando esplicitamente mandati Esg, portando certi mutuatari in determinati settori o con determinati asset ad avere una maggiore liquidità. In altre circostanze, le considerazioni sui prestiti basate sulle Esg hanno invece portato a un abbassamento del credit rating.
Non a caso, di recente, sempre più player del lusso hanno fatto tandem con l’universo finanziario in tema green. Tra questi si contano Tod’s, che sottoscritto un accordo di finanziamento con un pool di banche coordinato da Intesa Sanpaolo per un importo complessivo massimo di 500 milioni; H&M, che ha emesso un sustainability bond da 500 milioni di euro; ma anche Chanel, Adidas, Burberry, Vf Corporation, Moncler, Prada.
In un contesto così ricco di occasioni di crescita, emergono diversi vincitori. Per esempio, considerando gli ultimi tre anni, il business del resale è cresciuto 21 volte più velocemente rispetto al mercato dell’abbigliamento tradizionale. In tale panorama, “la vendita di indumenti usati accanto a nuovi capi di abbigliamento sarà una nuova norma: marchi e rivenditori non solo avranno profitti aggiuntivi, alimentando la percezione della qualità, ma aumenteranno anche la fidelizzazione dei clienti attraverso diversi incentivi”, ha spiegato PwC. “La rivendita sarà raddoppiata nei prossimi cinque anni, raggiungendo un valore di 64 miliardi di dollari entro il 2024”. Cartina tornasole di questo fenomeno è, per esempio, la quotazione di Poshmark, portale di moda second-hand con sede in California, ma anche l’apertura di diversi negozi nella stessa città di Milano, tra cui, di recente, Lampoo o la partnership tra Gucci e The RealReal, portale specializzato nella vendita e nell’acquisto di beni di lusso di seconda mano.
Prendendo in considerazione gli ‘elementi’ della sostenibilità, in occasione della ricerca sulle potenzialità del mercato della moda green condotta da PwC per il Circular Fashion Report 2020, è stato rilevato un valore di 350 miliardi di dollari per le opportunità identificate per i materiali riciclati nell’emisfero occidentale e un valore di 40,38 miliardi di dollari per il mercato delle fibre ecologiche nel 2020 (con un cagr del 4,6% dal 2020 al 2027, basato sui ricavi). Tra i materiali, la pelle vegan è stata quella più richiesta nell’ultimo anno (+69%), così come incrementi rilevanti sono stati quelli relativi al cotone biologico (+23%) e alla plastica riciclata (+35%). Quest’ultimo, come spiegato, ha beneficiato del grande interesse suscitato dalle sneakers Adidas che hanno fatto registrare un aumento del 305% nelle visualizzazioni di pagine associate.