Addio a Pierre Cardin. Il fashion designer di origini trevigiane naturalizzato francese, è morto oggi a 98 anni il 29 dicembre scorso. L’ultima apparizione pubblica dello stilista risale allo scorso settembre, quando aveva festeggiato il 70esimo anniversario del brand con una proiezione speciale del documentario ‘House of Cardin’, presentato al Festival del Cinema di Venezia un anno fa.
Per molti versi Cardin ha anticipato di alcuni decenni fenomeni come la moda no-gender, il co-branding e le sperimentazioni in ambiti diversi dal fashion.
A soli 14 anni Cardin iniziò l’apprendistato presso un sarto a Saint-Étienne, nel 1945 giunse a Parigi lavorando prima da Jeanne Paquin e poi da Elsa Schiaparelli. Fu rifiutato da Cristobal Balenciaga ma divenne primo sarto della maison di Christian Dior nel 1947. Cardin fondò nel 1950 la propria casa di moda nella capitale francese sebbene all’inizio creasse principalmente costumi e maschere per il teatro. Iniziò a cimentarsi con il mondo dell’alta moda nel 1953, svelando la sua prima collezione.
Dal 1957 si dedicò al menswear con la label ‘Adam’ e, in seguito, presento diverse collezioni senza una chiara demarcazione di genere. Alla fine degli anni 50 inaugurò le sue prime boutique e sbarcò in Giappone. Nel 1959 Cardin realizzò una collezione per il department store Printemps, abbracciando di fatto il prêt-à-porter, scelta che gli costo l’espulsione per un anno dalla Chambre Syndacale da cui si dimise nel 1966.
In quegli anni il creativo abbracciò con convinzione gli ideali di una moda democratica, alla portata di tutti, con uno stile ispirato alle conquiste spaziali fatto di forse rotonde e tessuti luminosi. Nel 1966 disegnò la sua prima collezione interamente dedicata ai bambini. Con il tempo alle proposte fashion si affiancarono anche progetti di design, arte, hôtellerie, ristorazione, arredamento, beauty. Il brand divenne così sempre più poliedrico e riconosciuto anche oltre il mondo delle passerelle.
Nel 1971 aprì a Parigi ‘L’Espace Pierre Cardin’ che comprendeva un teatro, un ristorante, una galleria d’arte, uno studio di creazione di arredamento e la location prediletta per i suoi défilé. Nel 1981 acquistò la catena di ristoranti Maxim’s.
Tra i tanti riconoscimenti ottenuti nel corso della carriera spiccano la nomina di Commendatore dell’Ordine del Merito della Repubblica Italiana ottenuta nel 1976 e quella a Commendatore della Legion d’Onore nel 1983.