“Anche se la congiuntura resta sfidante per i player del lusso, in particolare per l’assenza di consumi legati ai viaggi, la ripresa appare migliore del previsto, trainata dagli acquisti domestici, in particolare in Cina e negli Stati Uniti”. Parola di Goldman Sachs che, in un report diffuso nei giorni scorsi, quantifica l’impatto del Covid sul lusso con un calo delle vendite del 25% nel 2020 (la flessione inizialmente stimata era del 30%), fissando la ripresa già nella prima metà del 2021 (+15 per cento). I brand più forti (come Louis Luitton, Dior, Gucci, Hermès e Cartier), spiegano gli analisti, riusciranno comunque a battere le attese (outperform) nell’anno in corso. Goldman Sachs evidenzia inoltre un upgrading per Salvatore Ferragamo, che passa da neutral a buy. Lo stesso vale per Prada, il cui rating è cambiato da sell a neutral.
“Secondo le nostre stime – prosegue la nota di Goldman Sachs -, l’assenza di viaggi avrà un impatto negativo sulle vendite del settore per circa 75 miliardi di euro nel 2020, e le vendite da questo canale rappresenteranno solo il 4% dei ricavi del settore quest’anno (contro il 30% del 2019); il cluster cinese ha rappresentato circa 105 miliardi di euro di vendite nel 2019 con un 43% di acquisti effettuati sul mercato interno. Vediamo uno spostamento strutturale verso un 70% di spesa entro i confini domestici nel futuro, come riflesso del Covid-19”. Goldman Sachs prevede inoltre che la spesa totale del cluster cinese possa tornare ai livelli pre-pandemia entro la fine del 2022.
Infine, la crescita retail si concentrerà sul digitale con le formule dell’e-commerce diretto e delle e-concession su piattaforme multibrand come Farfetch a farla da padrone.
“Prevediamo – conclude Goldman Sachs – che la quota delle vendite di lusso effettuate online vada al raddoppio quest’anno, raggiungendo il 22 per cento. Continuiamo a ipotizzare una penetrazione del 25% nelle previsioni a lungo termine, ma la pandemia ha accelerato questo cambiamento”.