Primo semestre in forte calo per Prada che, però, inizia a vedere i primi segnali di ripresa. Nei sei mesi, infatti, il gruppo ha registrato ricavi totali a 938 milioni di euro, in calo del 40% a cambi costanti. Secondo il consensus Smartestimates di Refinitiv, gli analisti si aspettavano in media un calo del fatturato intorno al 35 per cento. Il canale retail ha riportato una flessione del 32%, cui si aggiunge il -71% a 91 milioni di euro del canale wholesale, risultato “principalmente attribuibile alla scelta strategica di ridimensionamento del canale in favore dello sviluppo di retail ed e-commerce, effettuata anche per controllare tutti i canali distributivi e per tutelare il corretto posizionamento dei brand”. Per contro, però, “il canale e-commerce, che progredisce in tutte le regioni, ha registrato una crescita a tripla cifra anche dopo i lockdown”. Secondo quanto riportato da Reuters, nel semestre è cresciuto del 150% mentre a giugno e luglio del 300 per cento.
A livello geografico, la flessione ha riguardato tutti i principali mercati, ovvero Europa (con ricavi pari a 228 milioni, -41%), dove, “dopo le riaperture, le vendite alla clientela locale hanno registrato un ottimo trend, sebbene l’Europa sia ancora penalizzata dalla mancanza di turisti”; Apac (con ricavi pari 370 milioni, -18%), qui “le vendite nella Cina continentale hanno mostrato una sostenuta crescita a doppia cifra a partire da aprile”, mentre a Taiwan e nella Corea del Sud, “dove i negozi non hanno mai chiuso, le vendite hanno registrato una costante performance positiva a doppia cifra durante tutto il periodo”. Grazie al contributo di questi mercati, prosegue la nota, l’intera regione Apac è cresciuta a doppia cifra nel mese di giugno, nonostante il trend negativo di Hong Kong e Macao influenzato dalla mancanza di flussi turistici. Si aggiunge l’America (con ricavi pari a 96 milioni, -42%), dove “il trend attuale è in miglioramento, nonostante l’emergenza sanitaria sia ancora presente e alcuni negozi non abbiano riaperto”, mentre “il Canada registra una crescita sostenuta fin dalla riapertura”; il Giappone (con ricavi pari a 113 milioni, -39%), “in recupero grazie ai consumi locali” e il Medio Oriente (con ricavi pari a 28 milioni, -44 per cento), con “Dubai ancora penalizzato dall’assenza dei turisti e gli altri mercati con consumi locali in ripresa”.
I costi operativi dei negozi rimasti chiusi durante i periodi di lockdown sono stati pari a 112 milioni, mentre l’ebit, prima dei costi precedentemente citati, è pari a -83 milioni. La perdita netta è di -180 milioni, la posizione finanziaria netta è di -515 milioni.
“La prima metà del 2020 ha visto una temporanea interruzione del nostro percorso di crescita che, in uno scenario di progressivo controllo della pandemia, confidiamo possa riprendere gradualmente già entro fine anno, quando la nostra rete di vendita tornerà ad operare a pieno regime”, ha commentato l’AD Patrizio Bertelli. “L’ottima risposta dei consumatori locali dopo le riaperture conferma la desiderabilità dei nostri prodotti e il forte legame con la nostra clientela, rafforzato anche dalle potenzialità del digitale su cui continueremo a puntare. I recenti trend positivi in tutti i mercati, uniti alla solida situazione patrimoniale e finanziaria, ci consentono oggi di guardare al futuro con fiducia”.
Come riportato da Reuters, “il gruppo del lusso è però convinto di poter raggiungere a fine anno il breakeven operativo se le vendite nel secondo semestre saranno almeno pari a quelle dello stesso periodo del 2019”.
Durante la conference call con gli analisti, riporta Wwd, il numero uno di Prada ha inoltre ribadito il concetto di voler innalzare il posizionamento del brand, ricorrendo, tra le altre cose, a una politica di innalzamento dei prezzi, a causa dell’aumento dei costi durante il periodo della pandemia, al rifiuto di ricorrere a politiche di sconto e allo snellimento del canale wholesale.