Nell’ambito del webinar organizzato dall’Università Iulm sul tema “I materiali della moda sostenibile”, Pambianconews ha intervistato uno dei relatori, Alan Garosi, marketing manager di Fulgar, che racconta: “Nel corso del mio ultimo intervento alla Iulm, in cui si è posto l’accento sulla sostenibilità della filiera tessile, ma in particolare sulle materie prime, sulla loro storia produttiva, sull’impatto ambientale e sociale che generano, ho potuto raccontare il mio punto di vista alla platea virtuale di giovani sempre più attenti ad un cambio di mentalità. Faccio una premessa: credo che la moda possa avere una capacità comunicativa enorme, riuscendo ad entrare nell’immaginario delle persone più di altri settori merceologici. Ecco perché ricopre un ruolo così importante, soprattutto in questo momento”.
Il manager ha inoltre evidenziato come ci sia stata un grande evoluzione in ambito tessile, che ha fatto in modo di rendere sostenibili anche i cosiddetti materiali man made, che fanno sì che oggi non abbia più senso associare la sostenibilità esclusivamente al concetto di fibre naturali o biologiche. “Per esempio -ha continuato Garosi -, non sempre le fibre naturali sono in grado di offrire ai capi finiti le performance (anche produttive) che oggi sono richieste da consumatori sempre più consapevoli ed esigenti e di conseguenza dai brand moda in termini di durabilità e ciclo di vita del capo”.
È importante quindi lavorare nell’area del biologico e del naturale, ma è anche fondamentale capire che l’impiego di fibre e soluzioni high tech, nonchè un’innovazione costante dei processi produttivi, possono contribuire ad una filiera pienamente tracciabile e sempre più sostenibile, perché capi realizzati con materie prime performanti sono capi che hanno un ciclo di vita più lungo, riducendo così l’impatto ambientale.
“Noi come Fulgar – ha concluso Garosi – da oltre 10 anni siamo da sempre impegnati per garantire r&d nell’ambito delle materie prime, per l’attenzione che mettiamo costantemente per rendere i processi produttivi sempre più efficienti e per svolgere un ruolo di divulgazione delle best practices lungo l’intera filiera tessile. Per questo, ho pensato che investire nella formazione ed essere vicini all’università e alle accademie (come Naba) in sui si formano i designer del futuro sia oggi più che mai fondamentale”.