Chanel ha chiuso il 2019 mettendo a segno una crescita in doppia cifra, ma il 2020 potrebbe non essere un anno altrettanto sereno. E non solo il 2020. La griffe francese ha archiviato lo scorso esercizio con ricavi per circa 11 miliardi di euro, in crescita del 13% sul 2018. Il marchio ha quindi registrato, come comunicato da una nota riportata da Radiocor, “buone performance in tutte le regioni e in tutte le categorie di prodotto, nonostante un contesto macro-economico difficile, soprattutto a causa delle manifestazioni a Hong Kong e agli scioperi in Francia”. L’utile netto si è attestato a quota 2,14 miliardi (+11,3%), mentre l’utile operativo è stato pari a 3,11 miliardi (+16,6 per cento).
Il 2020, in ogni caso, si prospetta un anno complicato. Come raccontato a Reuters da Philippe Blondiaux, CFO di Chanel, i ricavi e gli utili 2020 della maison francese saranno significativamente colpiti a causa del Covid-19, in quanto anche una forte ripresa nei Paesi in cui i negozi del gruppo sono stati riaperti potrebbe non riuscire a compensare la mancanza di viaggi internazionali. Il colpo, secondo il manager, riguarderà in ogni caso tutto il comparto, infatti “prevediamo che il contesto esterno continuerà ad avere un impatto negativo sul settore del lusso per almeno i prossimi 18-24 mesi”.
Risultati finanziari a parte, la pandemia non intaccherà il calendario di Chanel. Negli scorsi giorni, infatti, la griffe, stando a quanto riportato da Business of Fashion, ha rivendicato la sua agenda canonica che comprende sei sfilate all’anno tra prêt-à-porter, pre-collezioni e couture. Questo, dopo il dibattito intrapreso da alcuni esponenti del mondo della moda che vorrebbero ripensare i ritmi e stagioni del lusso.