La crisi innescata dalla pandemia Covid-19 contribuirà a portare il mercato cinese dell’abbigliamento al primo posto a livello globale, superando gli Stati Uniti nei prossimi tre anni. A dirlo è un’analisi di Global Data, secondo cui il virus si tradurrà in 297 miliardi di dollari (264 miliardi di euro) di vendite perse per il mercato globale dell’abbigliamento, con un calo del 15,2% rispetto al 2019. I mercati maggiormente colpiti saranno quelli più maturi, con gli Usa che rappresenteranno il 42% della spesa andata in fumo.
“Prevediamo che i mercati Apac in via di sviluppo, tra cui Cina, India e Corea del Sud – spiega Global Data – miglioreranno la loro posizione nei dieci mercati globali dell’abbigliamento entro il 2023, in quanto quelli occidentali maturi perdono terreno”.
Nei prossimi tre anni assisteremo, secondo la società, a un rimpasto delle posizioni a livello internazionale. Se il 2019 è stato caratterizzato da una gerarchia dominata dagli Stati Uniti, seguiti da Cina, Giappone, Germania, India, Italia, Regno Unito, Russia, Francia e Corea del Sud, da qui a tre anni la ‘graduatoria’ cambierà, con Cina in testa e a seguire Stati Uniti, Giappone, India, Germania, Regno Unito, Italia, Russia, Corea del Sud e Francia.
“Sebbene la ripresa sui mercati Apac sia già iniziata – ha commentato Vijay Bhupathiraju, retail analyst di GlobalData – le vendite di abbigliamento impiegheranno un po’ a risalire, causa la frenata nella fiducia dei consumatori, la crisi del turismo, la minaccia di una imminente recessione globale e gli alti tassi di disoccupazione”. Le perdite accumulate fino ad ora saranno in parte compensate dal fenomeno revenge spending. “Alcuni marchi in Cina – ha concluso Bhupathiraju – stanno riscontrando un ritorno delle vendite dei negozi dall’80 al 100% dei livelli pre-Covid-19″.