“Non si butta il bambino con l’acqua sporca”. Carlo Capasa, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, comprende, ma non condivide pienamente, le richieste di cambiamento che in queste settimane stanno animando il sistema moda. Durante l’emergenza Covid-19 un crescente numero di protagonisti del settore ha esposto dubbi, idee e proposte di cambiamento.
Gucci ha appena comunicato che limiterà a due sfilate annuali la presentazione delle sue collezioni prendendo le distanze dal “rito stanco della stagionalità”, come dichiarato da Alessandro Michele. Giorgio Armani aveva precedentemente posto l’attenzione su un necessario rallentamento dell’intera struttura organizzativa: “Il lusso non può e non deve essere veloce perché ha bisogno di tempo per essere raggiunto e apprezzato”. Il designer italiano è stato poi seguito a ruota da una un gruppo di stilisti e retailer, capitanati da Dries Van Noten, firmatari di un documento sull’importanza di riallineare le tempisticheretail ai bisogni dei consumatori, e di ripensare quelle delle vendite a sconto. Infine il Council of Fashion Designers of America e il British Fashion Council hanno diramato pochi giorni fa un comunicato congiunto in cui sottolineano l’importanza di ripensare il fashion system: “Siamo unitili nella salda convinzione che il sistema moda debba cambiare a tutti i livelli. Abbiamo ascoltato molte conversazioni al riguardo, questi cambiamenti sarebbero stati necessari da tempo e la caduta dovuta al Coronavirus ci ha spinti a dare priorità al processo di rielaborazione del nostro settore”.
Premesso ciò, Capasa crede invece che la miglior strategia per dare voce alla creatività nostrana sia allestire quattro settimane della moda all’anno mantenendo l’organizzazione tradizionale dei calendari. “Continuo a pensare – ha dichiarato a Fashion Network – che dovremmo avere settimane separate per uomo e donna due volte all’anno, poiché si tratta di settori diversi. In generale, penso che questo sia il modo migliore per mantenere il giusto equilibrio tra questi due ambiti. Sono due settori diversi, con buyer, rivenditori e produttori diversi. Questo rimane vero anche se alcuni brand potrebbero volersi differenziare e mettere in scena sfilate co-ed, il che va bene per loro. Ovviamente, tutto dipende dall’evoluzione di questo terribile virus. Ma speriamo di tornare alle solite date il prossimo anno”
Proprio a causa dell’emergenza sanitaria l’ultima edizione di Milano Moda Donna è stata interrotta un giorno prima del previsto e a giugno non si sono svolte le canoniche sfilate maschili. Dal 14-17 luglio Cnmi darà il via alla prima Milano Digital Fashion Week che ospiterà le proposte cruise 2021 uomo e donna.
“In questo momento, tutti vogliono cambiare tutto. Ma il cambiamento dovrebbe partire dall’interno di ognuno di noi. Non dimentichiamoci che il nostro business, storicamente, ha sempre funzionato molto bene. Basta pensare al numero di giovani designer che oggi hanno successo. Come diciamo in Italia ‘non si butta il bambino con l’acqua sporca’”, riflette il manager pugliese.
“Non sono assolutamente d’accordo con il fatto di organizzare le sfilate subito prima di vendere le collezioni nei negozi. Prima di tutto, vorrebbe dire presentare una collezione che è stata venduta sei mesi prima, e la sfilata diventerebbe un progetto di merchandising e non più un’espressione creativa. Quindi, ci sarebbe bisogno di stylist e merchandiser per organizzarla e si perderebbe l’importanza dello stilista. In secondo luogo, se si spreme il sistema sulla base di ciò che si è venduto sei mesi prima, si ha molta meno libertà creativa. Riteniamo inoltre che sia importante dare alle riviste il tempo di scattare le collezioni, presentare le nuove tendenze e informare i clienti. E per il consumatore, assimilare le nuove idee. Le riviste sono una parte importante della nostra community. Se sopprimiamo questo mercato, rimarrà solo Instagram. Il che non è una buona idea”, ha aggiunto Capasa sottolineando anche l’importante risparmio energetico che comporta allestire un numero elevato di eventi all’interno della stessa manifestazione.
Il presidente ha anche ricordato i recenti passi indietro di alcune maison che hanno sperimentato la formula di vendita immediata ai clienti: “Non crediamo nel marketing puro. E penso che i nostri amici francesi a Parigi la pensino allo stesso modo. Il futuro non è marketing, marketing e marketing. È creare dei sogni. Inoltre, non accettiamo il concetto di see now-buy now, anche se può funzionare per alcuni marchi. Ma quando Burberry o Tom Ford l’hanno provato, non ha funzionato molto bene, vero?”.
Capasa concorda invece sul ripensamento delle vendite a sconto, tematica molto discussa all’interno del sistema: “Sì, i negozi stavano anticipando troppo le stagioni e c’erano troppo ribassi. Pensiamo a cosa è successo a Neiman Marcus. Dobbiamo ristabilire l’idea che il nostro prodotto ha un valore. Forse sì, c’era troppa produzione nel fast fashion, e nel nostro mondo, quello dell’alto di gamma, sfortunatamente abbiamo seguito troppo il fast fashion”.
Pensando al futuro il manager prospetta un’organizzazione in grado di mixare format diversi a seconda delle esigenze delle singole maison: “Credo nella libertà; è per questo che dobbiamo aspettarci che il mondo sia fluido e i brand siano liberi di fare ciò che vogliono. Alcuni faranno sfilate con un pubblico limitato, altri show virtuali, o un fashion movie oppure un video dettagliato della loro collezione. Se ci vuole un minuto o 30 minuti per esprimere le tue idee, è una tua scelta”.