La corsa inizia a rallentare sul serio. Oggi il Council of Fashion Designers of America (Cfda) e il British Fashion Council (Bfc) hanno diramato un comunicato congiunto destinato ai propri membri in cui sottolineano l’importanza di ripensare il fashion system. “Siamo unitili nella salda convinzione che il sistema moda debba cambiare a tutti i livelli. Abbiamo ascoltato molte conversazioni al riguardo, questi cambiamenti sarebbero stati necessari da tempo e la caduta dovuta al Coronavirus ci ha spinti a dare priorità al processo di rielaborazione del nostro settore”, si legge nella nota.
Nelle scorse settimane, Giorgio Armani e, in seguito, un gruppo di designer e manager capitanati da Dries Van Noten avevano già preso posizione a favore di un ‘rallentamento’ del sistema. Ora il tema viene suggerito dai due enti a capo delle fashion week di New York e Londra: “Incoraggiamo i nostri marchi, designer e retailer, abituati all’implacabile velocità della moda, a rallentare. Per molto tempo ci sono state troppe consegne e troppe produzioni. Dato l’ammontare di inventario accatastato, stilisti e negozianti devono pensare al ciclo delle collezioni ed essere strategici sui prodotti e le tempistiche di vendita. C’è una chiara disconnessione tra quando la merce arriva nei negozi e il momento in cui i consumatori ne hanno davvero bisogno. Raccomandiamo fortemente gli stilisti di concentrarsi su non più di due main collection all’anno”.
Il documento, inoltre, punta il dito verso l’ormai consolidato sistema delle pre-collezioni. Cfda e Bfc comprendono la necessità di aggiungere delle proposte in-season, ma suggeriscono vivamente di tornare a più discrete presentazioni in showroom facendo a meno, anche dopo l’emergenza sanitaria, di sfilate allestite in giro per il mondo, sottolineando i vantaggi, in termini di sostenibilità, di un taglio degli eventi fisici, a fronte di un aumento di show digitali.
Inoltre, Cfda e Bfc invogliano le griffe a presentare le proprie collezione durante i giorni delle fashion week canoniche ricordando che produrre meno, ma con un livello di creatività più alto, aumenterà la percezione della qualità agli occhi dei consumatori.
Soprattutto quest’ultima posizione fa il gioco degli enti organizzatori delle sfilate, quindi anche di Camera Nazionale della Moda Italiana e Fédération de la Haute Couture et de la Mode, le quali fino a oggi non hanno preso posizioni ufficiali nel dibattito sul ‘less is more’.