Gli effetti dell’emergenza Coronavirus per il sistema fashion italiano saranno ingenti. Non solo per la parte commerciale ma anche per quella produttiva. Secondo un documento elaborato nei giorni scorsi da Sistema Moda Italia, la crisi legata al Covid-19 “soprattutto cinese ha provocato quasi un fermo delle attività delle vendite di prodotti italiani sia in Cina che nel nostro Paese. Questo – si legge nel testo – sta chiaramente provocando un forte rallentamento della produzione nella intera filiera del tessile abbigliamento-moda”. Le previsioni a questo punto, spiegano da Smi, sono impossibili perché “senz’altro una ripresa da parte cinese verrebbe annullata più o meno parzialmente da altri Paesi nei quali l’emergenza Covid sta partendo ora”.
Mentre nel fine settimana è stata raggiunta l’intesa tra sindacati, imprese e governo per mettere in campo il “protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro”, delineando 13 misure di sicurezza, molte aziende del settore moda, sottolineano da Smi, “hanno già optato per una chiusura parziale o temporanea” della produzione per mettersi in regola con le disposizioni del Governo. In altri casi è stato deciso di rallentare fortemente la produzione e dare priorità agli ordini già in esecuzione, mentre stanno studiando come modificare la loro produzione per venire incontro ai bisogni soprattutto della Sanità pubblica.
Altro nodo cruciale potrebbe essere quello legato alle forniture. Da Smi fanno sapere che: “La filiera del tessile-abbigliamento moda italiano è molto lunga e diversificata ed è impossibile conoscere quali potranno essere le criticità nelle forniture. Diverse aziende hanno optato anche in passato per una politica di magazzino attiva e quindi con presenza di scorte discrete. Il problema vero è che se non arrivano ordini anche la capacità di produrre viene messa in discussione…appare per molti evidente la messa in discussione senz’altro della stagione estiva, mentre si spera di essere nuovamente operativi per la messa in ordine della stagione invernale”.
Nei giorni scorsi l’associazione aveva organizzato un incontro straordinario del Comitato di Presidenza per una prima analisi della situazione venutasi a creare come conseguenza della emergenza Coronavirus nel quale erano state analizzate le “crescenti difficoltà che stanno quotidianamente emergendo nei principali 4 distretti tessili (Biella, Como, Prato e Varese) e nell’operatività delle imprese più rappresentative dell’intera filiera tessile/moda”. A inizio marzo i principali problemi erano legati soprattutto all’area logistica e distribuzione dei prodotti finiti, “problematiche che iniziano a manifestarsi anche nella filiera di fornitura a monte”, sottolineava il documento che ricordava poi come: “Pesanti ricadute, inoltre, deriveranno a breve dalla crisi del settore turistico, a cui il tessile-abbigliamento è strettamente connesso anche come filiera di fornitura”. A questo proposito Smi auspicava “un concreto supporto sulle specificità del settore, al di là delle misure trasversali già in fase di attivazione”.