Sbiadita, ma ancora in piedi. Parte oggi la nuova edizione della New York fashion week tra assenze, adii e un diffuso senso di malinconia. Fino a mercoledì 12 la Grande Mela ospiterà poco più di 50 sfilate A/I 2020-21 e una dozzina di presentazioni ma i big name sono davvero pochi.
Alcuni giorni fa Jeremy Scott ha annunciato che non inaugurerà più come di consueto la manifestazione spostando il suo défilé a Parigi il prossimo luglio. Ralph Lauren non appare all’interno del programma diramato dal Council of fashion designers of America, mentre Tommy Hilfiger porterà il suo show ‘see now-buy now’ a Londra. Come di consueto Marc Jacobs chiuderà la Nyfw, ma prima di lui i luxury brand storici sono una manciata: Carolina Herrera, Oscar de la Renta, Michael Kors, Vera Wang, Tory Burch e, off schedule, Chiara Boni La Petite Robe.
La presenza della seconda generazione di marchi affermati capitanata da Jason Wu, Brandon Maxwell, Proenza Schouler, Rodarte e Prabal Gurung non riesce a bilanciare l’assenza di molti altri designer che erano riusciti a fare breccia nel segmento lusso agli inizi del nuovo millennio. Sembra proprio che un’intera generazione di stilisti, da Zac Posen a Carol Lim e Humberto Leon di Opening Ceremony, non sia riuscita a tenere il passo con la crescente comunicazione mordi-e-fuggi dettata dai social network ed è stata superata dai mega gruppi del lusso, dal fenomeno streetwear, dal resale online.
Parallelamente, come riporta Vogue Business, ci si chiede se lo scettro di capitale della moda statunitense possa passare a Los Angeles. Proprio stasera, approfittando della cerimonia di premiazione degli Oscar di domenica, Tom Ford, presidente del Cfda, allestirà la sua sfilata nella città californiana anziché all’ombra di Central Park. La testata riflette anche sull’assenza di una valida strategia che leghi la Grande Mela al settore moda a stelle e strisce. Le aziende manifatturiere sono sparse in maniera capillare lungo tutto il vasto territorio americano così come i fashion hub; le celebrities, i top stlylist e gli appassionati di arte contemporanea ruotano ormai tutti intorno a Hollywood. Il sistema ‘fashion week’ può attratte interesse se spinto da un forte senso organizzativo, come accade in Europa e, a quanto pare, non più Oltreoceano.