Nel piano di ristrutturazione al 2024 di Safilo non c’è spazio per un dipendente su quattro. Il player veneto dell’occhialeria, dal 2009 nell’orbita del fondo olandese Hal, ha comunicato ieri il nuovo piano quinquennale, in cui le attività italiane risultano profondamente ridimensionate: 700 dei 2.600 dipendenti nel nostro Paese sono stati dichiarati in esubero per il prossimo anno, e sono inoltre previsti la chiusura dello stabilimento in Friuli, a Martignacco, e tagli a Longarone (Belluno). L’obiettivo? “Recuperare crescita della top line e redditività operativa”, andando così a raccogliere i risultati del turnaround iniziato 18 mesi fa dall’amministratore delegato Angelo Trocchia. Sul fronte dell’occupazione, Safilo ha fatto sapere di aver “aperto un tavolo negoziale coi sindacati, allo scopo di individuare tutti gli ammortizzatori sociali disponibili per limitare gli impatti sulle persone coinvolte.
A pesare sulle performance dell’azienda, la perdita delle licenze del lusso con Lvmh che, come si legge in una nota, ha reso “necessario” avviare “un piano di riorganizzazione e ristrutturazione industriale, che risponda prontamente al nuovo scenario produttivo”.
A livello finanziario, Safilo prevedere per il 2019 vendite nette “in sostanziale stabilità rispetto al 2018 e una crescita del 3% del business wholesale”. Per il 2020, il management ha tagliato gli obiettivi, riducendo il target dei ricavi netti e l’ebitda. Uno scostamento “imputabile all’uscita della licenza Dior dopo il 2020” e alla conseguente “flessione” del business legato al marchio di Lvmh “nel suo ultimo anno di licenza”.
Questa mattina, il titolo di Safilo era in picchiata a Piazza Affari, dove è arrivato a perdere oltre il 20 per cento.