L’ultimo colpo è arrivato da un’agenzia di rating cinese, Dagong, che ha messo Shandong Ruyi sotto la lente di ingrandimento. Dopo che, nell’ultimo periodo, già S&P e Moody’s avevano ripetutamente abbassato il rating del colosso cinese, anche Dagong, stando alla stampa oltre Muraglia, ha deciso di includere Shandong Ruyi e i suoi bond nella ‘credit watch list’. Il che significa che i suoi bond, dal valore di circa 345 milioni di dollari, non solo sono a basso livello di credibilità, ma anche sotto osservazione, per possibili ulteriori revisioni al ribasso del merito creditizio.
Qualche settimana fa, S&P aveva cancellato il rating sulla società, su richiesta della stessa, sulla quale aveva un giudizio CCC+ con outlook negativo. La mossa aveva mandato al minimo il valore dei bond di Shandong. Da parte sua, Moody’s aveva declassato di una tacca il rating a B3.
Alcuni analisti sostengono che il problema del debito sia direttamente connesso all’acquisto di brand del lusso per un costo complessivo di oltre 40 miliardi di yuan (circa 5,1 miliardi di euro) negli ultimi dieci anni. Considerato da molti come la ‘Lvmh cinese’, Ruyi ha acquisito nel tempo svariate griffe dell’alto di gamma, tra cui il marchio inglese Aquascutum e il gruppo francese di lusso accessibile Smcp, cui fanno capo i brand Sandro, Maje e Claudie Pierlot.
A ottobre, in una nota Moody’s aveva fatto sapere che “il downgrade riflette la nostra previsione per cui la liquidità di Shanging rimarrà debole, mentre il debito rimarrà elevato”, aggiungendo che “l’azienda ha fatto progressi limitati nel suo piano di rifinanziamento negli ultimi mesi” e che “il timing di esecuzione di questo piano rimane fortemente incerto”.