Nike divorzia da Amazon. A confermare la notizia della fine della partnership alla Cnbc è stato lo stesso colosso dello swoosh, che ora punta alle vendite e-commerce in forma diretta. “Nell’ambito degli sforzi di Nike per migliorare l’esperienza del consumatore attraverso relazioni dirette e personali, abbiamo deciso di porre fine alla nostra esperienza pilota con Amazon Retail – ha fatto sapere un portavoce del gruppo dello sportswear -. Continueremo a investire in partnership forti e distintive per Nike con altri retailer e piattaforme per servire al meglio i nostri consumatori a livello globale”. Il gigante di Beaverton ha precisato che continuerà a utilizzare l’hosting cloud di Amazon Web Services per i servizi del sito Nike.com.
L’accordo tra Nike e Amazon risale al 2017. Allora il gruppo dello sport aveva ottenuto garanzie di controlli più stringenti per evitare la contraffazione. Nell’ambito del programma pilota, Nike ha agito come wholesaler su Amazon, evitando così che terze parti vendessero i suoi prodotti sul sito. Al momento Amazon ha preferito non commentare la notizia. Stando a Bloomberg, la società di Seattle starebbe già lavorando alla separazione, reclutando rivenditori terzi di prodotti Nike per far sì che la merce resti disponibile sul sito.
Secondo la stampa Usa, a voler rivedere le strategia di vendita sarebbe John Donahoe, ex numero uno di eBay e ora pronto a prendere il posto di Mark Parker al vertice di Nike.
La domanda, riflette Bloomberg, è se ora altri partner di Amazon seguiranno l’esempio del numero uno dello sportswear. “Nike ha un’enorme portata e i suoi prodotti sono molto richiesti, quindi può permettersi di essere selettiva su dove i suoi prodotti sono distribuiti – ha affermato Neil Saunders, analista di GlobalData Retail -. Non credo che molti altri marchi possano essere selettivi quanto Nike”.
La notizia del divorzio da Amazon arriva a un mese di distanza dalla scelta di Nike di tagliare i rivenditori indipendenti a vantaggio dei propri margini. Ad anticipare questa mossa strategica è stato il Sunday Times, citando una lettera con la quale il colosso dello sportswear sarebbe pronto a mettere fine, entro il 2021, alla collaborazione con “dozzine” di insegne. “Il loro modo di gestire lo stock non è più in linea con la strategia distributiva di Nike”, sarebbe la motivazione fornita dal gruppo, che, di riflesso, potenzierà le attività del sito e-commerce e degli store Nike. Alcuni contratti di fornitura potrebbero iniziare a concludersi nel 2020, per uno stop definitivo nel 2021.
Nike, il cui anno fiscale va da giugno a maggio, ha chiuso il primo trimestre con utili e ricavi in aumento, grazie in particolare alla performance della Cina. Nei tre mesi chiusi il 31 agosto scorso, il colosso dell’abbigliamento sportivo ha registrato una crescita dei profitti del 25% a 1,37 miliardi di dollari (circa 1,24 miliardi di euro). I ricavi trimestrali sono cresciuti del 7% a 10,66 miliardi, sopra le attese degli analisti per 10,44 miliardi.
A completare la nuova fase di trasformazione di Nike sarà, appunto, l’arrivo di un CEO dal mondo tech. Donahoe subentrerà a Mark Parker nel 2020. Parker no uscirà dalla società, ma ne diventerà presidente esecutivo. “Dopo aver trasformato l’e-commerce e le app in elementi centrali delle sue operazioni – spiega Bloomberg -, Nike sta compiendo il passo logico successivo: assumere un CEO dal mondo tech. Il fatto che il colosso dello sportswear abbia scelto John Donahoe, ex capo di eBay, per sostituire il CEO Mark Parker dal prossimo anno, è segno del fatto che Nike vuole essere vista anche come player della tecnologia”.