L’azienda conciaria lombarda mette a segno un 2019 in crescita e pensa in grande.
Grazie all’acquisizione di una nuova realtà e al taglio del nastro di un ulteriore stabilimento produttivo.
Senza dimenticare due temi da sempre nel dna aziendale: sostenibilità e tracciabilità.
Siamo a un buon punto dell’anno per poter tracciare un primo bilancio. Come si è profilato questo 2019 per Bonaudo? Positivamente, e sono orgoglioso di poterlo dire anche considerate le difficoltà che ha vissuto il comparto conciario quest’anno, che si è rivelato molto più complicato rispetto a quelli passati.
A cosa addebita la vostra crescita? In primis, alla grande specializzazione dei nostri prodotti. E poi, anche alla loro sartorialità, alla possibilità che offriamo ai nostri clienti di personalizzarli in base alle loro necessità: questo, nell’alto di gamma, è uno dei trend sempre in più voga sia nel mondo della calzatura che nella pelletteria, e che va tenuto in grande considerazione. E poi, ovviamente c’è anche il discorso della qualità dei prodotti che scegliamo, che credo sia indiscussa.
Senza dimenticare gli investimenti… Per crescere sono necessari. Per questa ragione, di recente abbiamo acquisito Cafra, azienda lombarda specializzata in fodere per calzatura e pelletteria dei migliori brand internazionali. Si tratta di una realtà storica e familiare, riconosciuta per la sua eccellenza nel campo da oltre 50 anni.
Cosa significa per Bonaudo questa acquisizione? È uno step molto significativo, perché ci permette di fare il nostro ingresso in un comparto, quello delle fodere, in cui non eravamo ancora presenti. Questa operazione, inoltre, ci consente di fornire alla nostra clientela un servizio completo e un’ampia gamma di prodotti, non più ristretti alla sola tomaia.
Quali sono gli altri importanti obiettivi raggiunti durante quest’anno? Entro la fine del 2019 contiamo di inaugurare il nostro quinto stabilimento, proprio nell’ottica di ampliare i servizi che offriamo. Salgono così a cinque i nostri hub produttivi, dislocati tra Lombardia, Veneto e Toscana.
Da lungo tempo, e da ben prima che la sostenibilità diventasse un tema sentito per il fashion, ha sempre parlato di green come di una caratteristica fondamentale per chi lavora nel settore. Ci sono sviluppi sul tema? Il tema della sostenibilità è da sempre parte del dna della nostra azienda, e tengo molto a ricordarlo ogni qualvolta mi è possibile. Già anni fa avevamo compreso che il settore si stava muovendo in questa direzione, e tramite le nostre scelte in proposito abbiamo in qualche modo anticipato il cambiamento. Così, ora ci ritroviamo con tutti i nostri stabilimenti certificati con le nostre produzioni tracciate. Abbiamo scelto di non delocalizzare e di credere nella qualità, e anche questa si è rivelata una decisione ‘sostenibile’. I nostri clienti sembrano apprezzare: sono le stesse maison del lusso, infatti, a chiedere la certificazione e la tracciabilità di tutti i prodotti. E noi siamo felici di avere sempre risposte adeguate a tal proposito.